Gioventù inviolata
Q
uello dei giovani è un argo-
mento scabroso sul quale un po'
tutti si sentono in diritto di parlare. In una conferenza svoltasi
all'università di Catanzaro il professore Vittorino Andreoli ha
affermato che ciò che manca
agli adolescenti è l’insieme dei
principi, qualunque essi siano. È
quindi meglio avere dei genitori
che <> il figlio
cercando di inculcargli i propri
valori, o dei genitori che lo abbandonano alla ricerca di se
stesso? Checchè ne dicano i manichei, a volte la verità sta nel
mezzo. Per quanto infatti certi
genitori possano apparire, agli
occhi altrui, arcaici e tradizionalisti, non sono forse proprio loro
a dimostrare più interesse nei
confronti dei figli, mentre chi li
lascia davanti alla TV a ingozzarsi
li condanna alla noia nei confronti del reale? È infatti più sano che un figlio impari a ribellarsi e ad affermarsi in ambito familiare, con gente che lo com-
prende e lo ama, piuttosto che
crescere rimanendo un disadattato e un viziato incapace di
farsi valere nella società, il cosiddetto
<>,
che non ha niente a che fare
col semplice disoccupato…..ma
questa è tutta un'altra storia.
La generazione ribelle, idealista e rivoluzionaria per antonomasia è infatti quella dei
sessantottini che tentarono di
distruggere il vecchio e malato
ordine costituito: è nella normalità che ogni nuova generazione appare scandalosa ed
incontrollabile agli occhi di
quelle precedenti. È nell'adolescenza quindi che il ragazzo,
come afferma Galimberti nel
suo libro "L'ospite inquietante.
Il nichilismo e i giovani", deve
abbracciare totalmente la sua
ombra, i suoi desideri più impronunciabili e non rinnegare
mai ciò che è. Non sono forse
spesso quelli con la faccia pulita e ordinati a rivelarsi i criminali più sanguinolenti? L'edonismo vissuto con coscienza non
è certo un male per un giovane. Cosa succede invece se
parcheggiamo i ragazzi a casa
di fronte al computer o alla Tv
a farsi vomitare in faccia violenza, mediocrità e squallore?
Succede che diventano annoiati e noiosi, privi di argomenti,
passioni e sogni. In "Lettera a
un insegnante" Andreoli parla
bene, quindi, quando afferma
che gli adolescenti devono essere animati da un ideale, un qualcosa che li spinga a distruggere
tutto con radicalità per rincorrere il proprio “Paradiso” in terra.
Non dobbiamo permettere che
questa fiamma vitale si spenga,
che le ragazze pensino che concedersi per fare carriera non sia
poi così sporco, che i ragazzi vogliano solo un lavoro per tirare
a campare. I giovani non vogliono diventare passivi, conformisti e noiosi, semplicemente credono di non avere scelta, quando anche i loro professori continuano a dire loro che è inutile
lottare e che bisogna sottostare
alle regole anche se non le si
ritengono giuste.
Bisogna stimolarsi, provocarli,
far scoppiare in loro quel dinamismo e quella forza d'animo
che tutto possono, fargli trovare
il coraggio di ribellarsi alla spazzatura e alla mediocrità che li
circonda. Tutte queste parole
sono riassunte, nonchè meglio
esplicate, da un brano tratto
dalla canzone "L'elefante bianco" degli Area:<>.
Lorenzo Tommasi
III A liceo Scientifico
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