Nel contesto dei cantieri il tema della corretta gestione degli impianti elettrici riveste importanza cruciale. Anche perché, al di là delle proposizioni di principio, lo scenario che si evidenzia – anche sulla base delle situazioni che danno origine a pronunce giurisprudenziali – risulta quantomeno ampiamente migliorabile. E non si tratta ovviamente di un problema caratterizzato dal solo necessario rispetto della legge, che già di per sé stesso basterebbe ad imporre comportamenti conformi, ma ancor più dal fatto che il bene protetto da tali disposizioni è l’ incolumità della vita e della salute delle persone coinvolte. Con la conseguenza che la protezione della sicurezza degli operatori rappresenta un imperativo etico di natura imprescindibile. Purtroppo, tuttavia, la disamina delle situazioni che giungono al vaglio delle corti mostra che per disattenzione, leggerezza o semplice negligente disinteresse, il tema della sicurezza viene talvolta disatteso con conseguenze estremamente gravi. Ovviamente nel momento in cui le lesioni – o peggio – toccate alla vittima introducono nella vicenda la rilevanza del diritto penale occorre procedere con gran- |
de prudenza e precisione anche in termini di dettaglio giuridico, al fine di evitare confusioni che potrebbero rendere ancora più gravi le conseguenze dell’ accaduto. Prendendo spunto da un caso giurisprudenziale molto recente, vogliamo pertanto provare a delineare alcuni degli elementi che caratterizzano la corretta gestione degli impianti elettrici in cantiere, stimmatizzando nel contempo i comportamenti che se ne discostano, come avvenne in …
Il caso dell’ elettrocuzione in cantiere
La società Delta, la quale gestiva un cantiere presso un contesto industriale, incaricava con regolare contratto di appalto la società Alfa
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Srl di eseguire lavori di installazione di impianti elettrici presso il cantiere stesso. Il titolare di Alfa Srl, l’ ing. Tizio, senza recarsi personalmente sul posto, inviava i propri dipendenti Caio e Sempronio ad effettuare la sostituzione del cavo di alimentazione generale del cantiere, nonostante si trattasse di soggetti privi della necessaria formazione e qualificazione professionale. In particolare, detto cavo era agganciato al quadro generale di Delta, a propria volta collegato al contatore del distributore di energia elettrica. Caio; che ricopriva il ruolo di caposquadra, indicava fisicamente a Sempronio quali fossero i cavi da staccare, individuati in quelli posti a valle e che collegavano il quadro elettrico con il cantiere; un’ operazione questa che |
richiedeva di lavorare in assenza di tensione elettrica, ed infatti veniva preliminarmente tolta la corrente all’ interruttore generale di cantiere ma senza che questo comportasse la disattivazione dell’ erogazione da parte del generatore posto a monte del quadro. Sempronio, nel tentare di staccare i cavi, interveniva erroneamente sui cavi a monte tramite una brugola metallica, ricevendo così immediatamente una scossa elettrica che gli aveva cagionato lesioni personali guaribili in oltre quaranta giorni. Un errore che avrebbe potuto costargli ancora più caro, ed in merito al quale deve essere quindi valutata la posizione di Tizio quale datore di lavoro.
Orientarsi con il diritto
La norma dalla quale prendere le mosse in questo caso è l’ art. 590 Codice Penale, che in tema di lesioni personali colpose punisce chi cagiona ad altri per colpa una lesione personale grave con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro con la pena della reclusione da tre mesi a un anno o della multa da euro 500 a euro 2.000, ed in caso di lesioni gravissime con la reclusione da uno a tre anni( si consideri che il procurare un’ incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai quaranta
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