Giornale dell'Installatore Elettrico Lug/Ago 2025 | Page 49

DAL 1 ° GENNAIO 2028 TUTTI I NUOVI EDIFICI PUBBLICI DOVRANNO ESSERE A ZERO EMISSIONI, CON ESTENSIONE AL SETTORE PRIVATO A PARTIRE DAL 2030 da fonti rinnovabili, la possibilità di produzione in loco o tramite reti rinnovabili e l’ assenza di impianti a combustibili fossili, comprese le caldaie a gas. Sul fronte degli edifici esistenti, il focus è in particolare su quelli con prestazioni energetiche peggiori. Gli edifici non residenziali dovranno affrontare un percorso di riqualificazione secondo un criterio di“ graduale eliminazione degli immobili meno efficienti”: entro il 2030 gli Stati membri dovranno garantire la ristrutturazione del 16 % degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni, percentuale che salirà al 26 % entro il 2033. Per selezionare gli immobili da riqualificare si farà riferimento a un indicatore oggettivo, come la classe energetica o il consumo annuo, sulla base di una definizione omogenea a livello nazionale. Gli edifici residenziali seguiranno un altro percorso, basato sulla riduzione del consumo medio annuo di energia primaria. Entro il 2030, ciascun Paese dovrà assicurare una riduzione del 16 % rispetto ai livelli attuali, con un incremento dell’ obiettivo al 20 – 22 % entro il 2035. A differenza degli edifici non residenziali, per il comparto abitativo la direttiva lascia una maggiore flessibilità ai singoli Stati, che potranno definire le modalità di raggiungimento dei target, fermo restando l’ obbligo di un cronoprogramma vincolante e triennale. Un ulteriore elemento importante riguarda la progressiva eliminazione delle caldaie a combustibili fossili, che non potranno più essere incentivate a partire dal 2025. Questo aspetto si inserisce in un quadro più ampio di decarbonizzazione degli impianti termici, con una forte spinta verso le pompe di calore e sistemi ibridi ad alta efficienza, anche in combinazione con fotovoltaico e sistemi di accumulo. Le tappe previste dalla direttiva non si configurano come semplici obiettivi orientativi, ma come obblighi giuridici che ciascun Paese è chiamato a recepire nel proprio ordinamento entro due anni dalla pubblicazione della direttiva. Per ciascuna scadenza saranno richiesti rapporti periodici e verifiche sui risultati ottenuti, in modo da garantire l’ effettiva attuazione degli obiettivi e l’ allineamento tra i diversi Stati membri.
TRANSIZIONE ELETTRICA 49
IL PASSAPORTO DI RISTRUTTURAZIONE: ROADMAP DIGITALE VERSO LA ZERO‐EMISSION
Redatto da un esperto qualificato dopo sopralluogo, il passaporto contiene una roadmap a tappe, studiata per trasformare gradualmente l’ edificio in uno a zero emissioni entro il 2050. Include la valutazione delle prestazioni attuali, stime di costi-versus-benefici, impact su comfort e ambiente, oltre a orientamenti su finanziamenti o incentivi disponibili. Gli Stati dovranno introdurlo entro 29 maggio 2026, sebbene mantenga un’ impostazione volontaria, con possibilità di renderlo obbligatorio per tipologie specifiche. ma dove si concentrano i consumi e le dispersioni maggiori. La revisione dell’ EPBD introduce per la prima volta obiettivi vincolanti per la riduzione del consumo energetico degli edifici residenziali e non residenziali, promuovendo un percorso graduale ma sistematico di ristrutturazione energetica che dovrà essere pianificato a livello nazionale. Questa trasformazione rappresenta un cambio di paradigma per l’ intero comparto edilizio: la direttiva mira non solo a migliorare le prestazioni energetiche degli immobili, ma anche a innescare una filiera integrata e stabile degli interventi, sostenuta da strumenti finanziari, formazione tecnica e un’ adeguata pianificazione pubblica. Il principio guida è quello del“ renovation wave”, ovvero un’ ondata strutturale di ristrutturazioni che coinvolga attivamente cittadini, imprese, enti pubblici e professionisti tecnici, secondo criteri di equità sociale, sostenibilità ambientale ed efficienza economica.
Le tappe chiave della direttiva EPBD
La nuova direttiva EPBD fissa una serie di scadenze progressive, diversificate per tipologia di edificio e per ambito di intervento, che mirano a orientare in modo vincolante la trasformazione del patrimonio edilizio europeo. Le tempistiche sono concepite per rendere graduale, ma ineludibile, il passaggio verso edifici a elevatissima efficienza energetica e privi di emissioni operative da fonti fossili. Il primo traguardo temporale riguarda gli edifici pubblici di nuova costruzione: a partire dal 1 ° gennaio 2028, tutti dovranno essere realizzati come edifici a zero emissioni. Due anni dopo, la stessa regola si estenderà a tutti i nuovi edifici, pubblici e privati. Il concetto di“ zero emissioni” non si limita a un basso fabbisogno energetico, ma implica l’ uso esclusivo di energia
DAL 1 ° GENNAIO 2028 TUTTI I NUOVI EDIFICI PUBBLICI DOVRANNO ESSERE A ZERO EMISSIONI, CON ESTENSIONE AL SETTORE PRIVATO A PARTIRE DAL 2030 da fonti rinnovabili, la possibilità di produzione in loco o tramite reti rinnovabili e l’ assenza di impianti a combustibili fossili, comprese le caldaie a gas. Sul fronte degli edifici esistenti, il focus è in particolare su quelli con prestazioni energetiche peggiori. Gli edifici non residenziali dovranno affrontare un percorso di riqualificazione secondo un criterio di“ graduale eliminazione degli immobili meno efficienti”: entro il 2030 gli Stati membri dovranno garantire la ristrutturazione del 16 % degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni, percentuale che salirà al 26 % entro il 2033. Per selezionare gli immobili da riqualificare si farà riferimento a un indicatore oggettivo, come la classe energetica o il consumo annuo, sulla base di una definizione omogenea a livello nazionale. Gli edifici residenziali seguiranno un altro percorso, basato sulla riduzione del consumo medio annuo di energia primaria. Entro il 2030, ciascun Paese dovrà assicurare una riduzione del 16 % rispetto ai livelli attuali, con un incremento dell’ obiettivo al 20 – 22 % entro il 2035. A differenza degli edifici non residenziali, per il comparto abitativo la direttiva lascia una maggiore flessibilità ai singoli Stati, che potranno definire le modalità di raggiungimento dei target, fermo restando l’ obbligo di un cronoprogramma vincolante e triennale. Un ulteriore elemento importante riguarda la progressiva eliminazione delle caldaie a combustibili fossili, che non potranno più essere incentivate a partire dal 2025. Questo aspetto si inserisce in un quadro più ampio di decarbonizzazione degli impianti termici, con una forte spinta verso le pompe di calore e sistemi ibridi ad alta efficienza, anche in combinazione con fotovoltaico e sistemi di accumulo. Le tappe previste dalla direttiva non si configurano come semplici obiettivi orientativi, ma come obblighi giuridici che ciascun Paese è chiamato a recepire nel proprio ordinamento entro due anni dalla pubblicazione della direttiva. Per ciascuna scadenza saranno richiesti rapporti periodici e verifiche sui risultati ottenuti, in modo da garantire l’ effettiva attuazione degli obiettivi e l’ allineamento tra i diversi Stati membri.
Piani nazionali di ristrutturazione
Uno degli elementi più innovativi e strategici introdotti dalla nuova direttiva EPBD è rappre-
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