Frammenti di luce e di colore Una finestra sull'Impressionismo | Page 43
fi g. 1 (pag. 50):
Lo spettro delle radiazioni visibili, che cade tra il
rosso e il violetto, con le relative lunghezze d’onda
(sotto).
fi g. 2 (qui sopra):
Lo spettro di tutte le radiazioni elettromagnetiche,
con le relative lunghezze d’onda (sotto), misurate
in nanometri, e un ingrandimento della parte di
radiazioni da noi visibile.
con lunghezze d’onda diff erenti. Una luce
acromatica è invece formata da radiazioni
con lunghezze d’onda diff erenti, ma emes-
se con la stessa intensità. Una luce bianca,
per esempio, è acromatica, perché contiene
tutte le radiazioni dello spettro del visibile
(cioè tutti i colori). Tale è, per esempio, la
luce del sole. Un oggetto che alla luce del
sole appare di un certo colore assorbe cer-
te sue radiazioni e ne rifl ette altre; uno che
le assorbe tutte, senza rifl etterne nessuna
è detto nero; infi ne, uno che le rifl ette tut-
te senza assorbirne nessuna è detto bian-
co. Va detto, quindi, che bianco e nero non
sono, per l’esattezza, colori ma, rispettiva-
mente, la somma e l’assenza di tutti i co-
lori; inoltre, sappiamo che questi due casi
sono ideali, non esistono: infatti, tutto in
natura ha un colore, determinato da una o
più radiazioni che dominano sulle altre (è
anche per questo che, a parte alcune ecce-
zioni, come Degas, gli impressionisti fanno
spesso uso di ombre colorate, evitando di
usare il nero). Il procedimento di riprodu-
zione dei colori che utilizza la luce è detto
sintesi o mescolanza additiva. Secondo la
sintesi additiva, tutti i colori possono esse-
re ottenuti dalla somma, in quantità varia-
bili, di almeno due delle tre luci dette pri-
marie: rossa, verde e blu (in inglese Red,
Green e Blue, rappresentate dall’acronimo
RGB). La somma di tutte e tre le luci, alla
massima intensità, dà il bianco, l’assenza
di luce di tutte e tre le componenti dà luogo
al nero. In sintesi sottrattiva, invece, che è
quella fi no a quel momento utilizzata dalla
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