Frammenti di luce e di colore Una finestra sull'Impressionismo | Page 42
Michel Eugène Chevreul
e James Clerk Maxwell:
i colori e la luce
Le particolari tecniche pittoriche degli im-
pressionisti furono molto infl uenzate dalle
scoperte scientifi che di quegli anni, riguar-
danti il colore e la visione umana, del chi-
mico Michel Eugène Chevreul (1786-1889).
Egli pubblicò i suoi studi nel 1839, in uno
scritto chiamata “La legge del contrasto si-
multaneo dei colori”, mettendo a punto il
principio del contrasto simultaneo, e nel
1864, in un’opera chiamata “Sui colori e la
loro applicazione nella professione artistica
con l’aiuto di dischi dei colori”, importan-
te soprattutto per l’invenzione del cerchio
cromatico. Inoltre, grazie al fi sico scozzese
Maxwell, che nello stesso anno scrisse “A
Dynamical Theory of the Electromagne-
tic Field”, si chiarirono i fenomeni della
propagazione della luce e delle radiazioni
elettromagnetiche. L’importanza del colore
non era mai stata presa in considerazione
dall’Accademia, che ha sempre preferito
esaltare la forma con il chiaroscuro, sba-
gliando: l’occhio umano, a diff erenza di
quello di altri animali, quando colpito dal-
la luce, riconosce prima di tutto lo stimo-
lo cromatico, e soltanto dopo le ombre e i
contorni degli oggetti, oltre che lo spazio
in cui sono collocati. Difatti dei due tipi di
fotoricettori presenti sulla retina (coni e i
bastoncelli), i bastoncelli, quelli destinati
a riconoscere le ombre, si attivano soprat-
tutto per la visione notturna, in assenza di
luce e quindi di colori. I coni, invece, sono
dedicati alla distinzione degli stimoli cro-
matici, e sono principalmente di tre tipi,
ognuno dedicato a uno dei tre colori ai
quali siamo più sensibili: il rosso, il verde e
il blu (gli stessi che in sintesi additiva sono
detti primari). La luce è l’insieme di radia-
zioni elettromagnetiche visibili dall’essere
umano; tutte le radiazioni, secondo la teo-
ria ondulatoria, si propagano come onde,
e, a seconda della loro lunghezza d’onda,
misurata in nanometri, appaiono al nostro
occhio (se visibili) come un preciso stimo-
lo cromatico. Una radiazione può essere o
assorbita o rifl essa dalle superfi ci osserva-
te, raggiungendo la retina e permettendo
quindi di vedere il loro colore. È importante
rendersi conto che il colore, di conseguen-
za, non è una proprietà intrinseca delle su-
perfi ci, ma varia a seconda della luce da cui
sono illuminate. Una luce può essere mo-
nocromatica o policromatica, ovvero for-
mata, rispettivamente, da radiazioni aventi
la stessa lunghezza d’onda, o da radiazioni
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