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D: Ritiene che il bullismo digitale sia un’estensione del bullismo reale o è una forma di violenza disconnessa dalla realtà? Il cyberbullismo nella maggior parte dei casi comincia dal gruppo dei pari, esattamente a scuola, dove gli adolescenti e i preadolescenti trascorrono più tempo. R: In molti casi è un’estensione. Il cyberbullismo, infatti, nella maggior parte dei casi comincia dal gruppo dei pari, esattamente a scuola, dove gli adolescenti e i preadolescenti trascorrono più tempo. E per quanto io consideri i due fenomeni differenti e con poche analogie tra loro, il cyberbullismo nella fascia preadolescenziale e adolescenziale è un’estensione del bullismo, ad opera degli osservatori. Non lo è, a mio avviso, nell’età adulta. D: Crede che la violenza digitale possa sfociare in violenza reale e viceversa? R: Sì e lo dimostrano gli episodi di cronaca. Sul web non è difficile trovare video fatti da ragazzi o ragazze, chiamati osservatori, che assistono ad una lite e la mettono sui social, deridendo la vittima e trasformando la violenza non solo reale e fisica ma anche virtuale e psicologica. Lo stesso avviene al contrario. Ci sono stati casi, infatti, dove i familiari di cybervittime si sono fatti giustizia da soli cercando il cyberbullo, con il risultato di degenerare l’incontro in una maxi rissa. D: Quali condizioni sociali ritiene maggiormente responsabili nello sviluppo di un’identità digitale da hater? R: Ritengo che sia diffusa una perdita dei valori religiosi, politici, sociali e soprattutto di quelli familiari e giuridici, che degenerano in violenza, sia fisica che psicologica. Inoltre bisogna tener conto del cambiamento radicale della comunicazione, che non trova più spazio nella dimensione reale fatta da rapporti face to face, ma nel virtuale, trovando dunque la propria collocazione nei social. Le due cause, a mio avviso, si calamitano e il fattore determinante che sviluppa l’identità hater è nel fatto che proprio nei social viene meno il freno inibitore. Quando ci si sottrae alle emozioni si perde il senso di sé e degli altri, dunque tutto assume un peso indubbiamente più leggero. Dietro una tastiera tutto diventa più semplice, dal conoscersi, al confidarsi fino all’attacco violento di una persona. 7