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Perchè Moratti se ne è andato dallo stadio

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A metà ripresa non ce l'ha fatta più. Via dalla tribuna, via da San Siro. Lontano, inghiottito dalle tenebre di una notte milanese amara come non accadeva da tempo.

E' raro che Massimo Moratti abbandoni il proprio posto in tribuna d'onore prima della fine della partita. Non l'aveva fatto in occasione di sconfitte ben più dolorose, su tutte quella del 5 maggio all'Olimpico contro la Lazio.

E allora perchè? Perchè non aspettare il fischio finale e scendere negli spogliatoi a strigliare i suoi uomini, a far sentire la presenza della società, a ricompattare l'ambiente e dettare una linea comune con la stampa, fosse anche il deprecabile silenzio stampa?

Non gli chiedevamo di consolare il mister

come fece con Leonardo dopo la scoppola storica in Champions League contro lo Schalke. Sappiamo quale fosse il rapporto con Leonardo, sappiamo quale è il rapporto con Ranieri, tecnico stimato ma scelto solo per l'emergenza.

E destinato a salutare sicuramente entro giugno, probabilmente prima.

Moratti non ha resistito alla bandiera bianca alzata dal mister nel secondo tempo, ripetendo quel segnale di resa dell'Olimpico. Via Forlan, scelto dal presidente in estate e motivo di divergenza recente con Ranieri, dentro un centrocampista, Poli. Nessuna speranza di recuperare il risultato.

Una provocazione per le promesse disattese sul mercato? Una incomprensibile questione tattica? Cos'altro? Comunque sia, non poteva più rimanere. E si è perso i cori per Josè, colui che l'ha tradito capendo in anticipo come sarebbe andata a finire.

Ranieri oggi è più interista di chi lo è stato da una vita e lo sarà fino alla morte.

Quando si perdono partite con una tale disparità di valori come accaduto domenica contro il Novara attaccarsi agli arbitri è esercizio dialettico fine a se stesso. Ma gli errori ci sono stati e non sono stati neppure pochi in questa disgraziata stagione.

Se viene a mancare la competitività, va almeno difeso il nome, l'onore e il rispetto che merita un club come l'Inter. Cornuti sì, mazziati no, grazie.

Nelle analisi impietose delle ultime settimane non dovremmo dimenticarci mai di questo fondamentale aspetto del nostro essere tifosi. E fa specie che a ricordarcelo siano stati i nostri allenatori come Mancini, Mourinho e ora Ranieri.

Ma all'Inter non sei mai solo allenatore.

scritto da: Simone Nicoletti