Inter-Bologna 0-3: Permaflex
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Il comandante Ranieri sta sul castello di poppa, a fianco della ruota del timone, le gambe divaricate e vestite di frusti stivali che poggiano su assi sconnesse e cigolanti. Il vento della tempesta scuote il vascello nerazzurro, ululando attraverso il sartiame e le vele dispiegate e a brandelli. Il vento rende pazzi, ma non rende liberi, e lo stato confusionale del comandante è lo stesso stato di prostrazione psicologica dei marinai, dal primo all'ultimo segnati da una battaglia contro la natura che non può vederli vincitori.
Lontano, fisicamente, emotivamente, intellettualmente, l'armatore del vascello e i suoi più fidi collaboratori osservano la scena con spassionato distacco, come un esperimento andato male che troppo dolore non può causare. Ma si sbagliano.
I due alberi dell'armata nerazzurra di tante battaglie, Cambiasso e Zanetti, giacciono ormai spezzati a centrocampo, le vele arrotolate intorno al loro cadavere come un feretro, mentre intorno i mozzi e i primi ufficiali si affrettano a cercare di porre rimedio a una soluzione che è ormai chiaramente orientata a un naufragio senza alcuna possibilità di scampo. Non basta il frenetico agitarsi sul ponte e sulle paratie di Nagatomo e Faraoni, né il rinforzo di Poli e Castaignos quando ormai il vascello è già inclinato oltre il punto di non ritorno: i marinai con più esperienza lo sanno e non sprecano energie, attendendo il momento dell'inevitabile.
Che suoni la fanfara! Il comandante dà l'ordine senza muoversi dal castello di poppa e chiede ai suoi uomini di affrontare la morte con calma, dignità e classe. Solo pochi non ci stanno, troppo pochi per cambiare il corso del destino. E i tifosi venuti allo stadio per cercare di dare il proprio supporto a una squadra smarrita e ormai al di là del bene e del male non possono fare altro che osservare l'inabissarsi di un sogno e della sua armata invincibile.
Inter, 1999. Senza un'idea, senza un leader, senza futuro, e purtroppo senza presente. E questa volta non c'è stato neanche bisogno di Lippi. Moratti e il suo staff, la presunzione di molti eroi del Triplete, l'assenza di un progetto hanno fatto tutto da soli. Siamo diventati la squadra materasso del campionato italiano, quella con cui fare qualche punto che può valere la salvezza o l'Europa League. Ma se deve essere così, che gli abissi vi accolgano senza la maglia nerazzurra, che questi colori non meritano di diventare la divisa sociale della Permaflex: per quanto mi riguarda potete giocare in canottiera. Si faccia tabula rasa, in fretta, alla ricerca di quei 6 punti che ci separano dalla salvezza testando tutti i giovani che abbiamo (per capire chi potrebbe avere almeno un pezzetto di futuro da vivere in nerazzurro) e accompagnando all'uscita tutto ciò che ci lega al passato, tutto, senza esclusioni, per ritarare la retta del tempo sullo zero e capire come e dove vogliamo andare. Insieme. La rotta sarà lunga e piena di gorghi, ma è sempre meglio che affrontare la tempesta con la certezza di affondare irrimediabilmente. Navighiamo oltre le colonne d'Ercole di ciò che avrebbe potuto essere, con il sogno di ciò che sarà.
scritto da: Nero