Inter-Bologna 0-3: ancora in ginocchio
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Non è più solo Motta. Forse non è mai davvero stato solo Motta.
Non può essere solo la partenza del regista italo brasiliano ad aver svuotato la mente ed appesantito le gambe di campioni trentenni che dovrebbero battere Lecce, Novara e Bologna anche con le stampelle, considerato il gap tecnico e di esperienza.
Non ha di certo contribuito alla causa vedere Zanetti e Cambiasso avvicinarsi alla panchina prima della mezzora per consigliare vivamente di cambiare modulo perchè Faraoni e Forlan sulle fasce non rientravano a tempo oppure nel caso dell'uruguaiano non rientravano affatto. Un anno e mezzo fa lì c'erano Pandev ed Eto'o, due punte vere, e le due leggende argentine non si sarebbero mai avvicinate a Josè per lamentarsi.
Ma, detto dell'episodio sconcertante per il confronto con il passato, il malessere è ben più profondo e in campo un occhio attento lo nota subito.
Ognuno gioca da solo, tenta sortite improvvisate, salvataggi disperati, cerca di risolvere individualmente quello che invece dovrebbe avvenire collettivamente in funzione di una manovra minimamente organizzata.
Manca quello spirito di collaborazione che ci aveva resi grandi, quello spirito inoculato dal Mancio e moltiplicato da Mou che si è lentamente perso nel marasma progettuale della società e nella pretesa dei vecchi campioni di indirizzare il destino di chi li avrebbe guidati dalla panchina.
Ecco perchè non riusciamo a stare in piedi. E sarà così finchè non lo ritroveremo.Con o senza Ranieri.
Scritto da: Simone Nicoletti