Emilio Del Giudice / Alberto Tedeschi Congresso | Page 52
Così, vivendo l'evento musicale come
unica realtà presente possibile,si eliminano le due trappole in cui spesso
cadiamo: il senso di colpa e gli stati
d'ansia.
Ogni colpa è la sensazione di sentirsi
persi nel passato e ogni ansia è la sensazione di sentirsi persi nel futuro.
Dobbiamo dimenticare i modi di
ascoltare musica usati fino a oggi:
spesso si finisce per dedicarsi all'ascolto musicale come a una pausa spensierata nello stressante vivere quotidiano,
in cui ci si abbandona passivamente al
suono e attraverso la musica ci si
dimentica degli affanni o si supera il
senso di solitudine. Non che questo
modo di ascoltare la musica sia negativo, una pausa musicale è sempre un
momento benefico, ma l'ascolto musicale terapeutico è diverso da quello
sopra descritto. A prescindere dal particolare non trascurabile che la musica
agisce su di noi, indipendentemente
dalla nostra volontà, l'ascolto terapeutico contempla una attività di attenzione multipla che coinvolge il corpo e la
psiche. Tutto il corpo, inteso come
una globalità, un'unità delle diverse
singolarità che lo compongono.
Ascoltare in modo terapeutico vuole
dire abbandonarsi al flusso della musica e alle emozioni, utilizzando uno
degli emisferi cerebrali (destro), ma
anche essere razionalmente attenti (
con l'emisfero sinistro) all'evento
musicale che ci coinvolge. È necessario che chi ascolta sappia, da un lato,
confondersi e identificarsi con la
musica e nello stesso tempo sappia
limitare il gioco identificatorio, mettendo in atto un discorso emozionale
che lo rende in un certo senso il
padrone dell'avvenimento musicale.
essere posseduti dalla musica e contemporaneamente esserne i padroni,
nel senso di essere in grado di guidarla dentro di noi, come un antico maestro delle acque le sapeva distribuire
sapientemente in ogni angolo del terreno coltivato. Ascoltare in modo terapeutico significa anche percepire le
sottili modificazioni e variazioni che il
suono produce dentro di noi e intorno
a noi. Chi ascolta si accorgerà che il
corpo immerso nella musica reagirà
come uno strumento risuonatore: percepirà cioè il corpo come un diapason
che risponde a ogni suono con un
altro suono. Non esiste più il cervello
che pensa di ascoltare musica, ma l'unità corporea sarà immersa nella musica, sarà musica.
La musica per le generazioni future
Come abbiamo visto, il corpo assorbe
le vibrazioni con cui è attorniato e l'ascolto terapeutico può veramente
diventare un ottimo mezzo per ricostruire quell'unità armonica tra emozioni e fisicità. Ma non solo, la musica
può diventare mezzo per preparare la
vita i n f i e r i del feto a un'esistenza più
equilibrata e capace di affrontare con
fermezza serena le inevitabili difficoltà.
Vediamo perché.
I segnali di allarme arrivano da più
parti: al di qua e al di là dell'Oceano.
A Berlino, alla fine di agosto 2004, al
16° Congresso Internazionale degli
Psichiatri Infantili, a cui hanno partecipato oltre 2000 esperti di oltre 60
Paesi, è emerso un panorama desolante sui bambini con disagi mentali e
"ammalati di stress".
Ai primi di ottobre, il Congresso della
Società Italiana di Pediatria ha dedicato tutta la sua attenzione ai disturbi
dell'umore e alle forme di depressione
della prima infanzia. Cosa sta succedendo ai minori nel mondo, perché
queste percentuali intorno al 20% di
disagio mentale (tra iperattività, isolamento, depressione…):si valuta che
tra una cinquantina di anni la percentuale salirà addirittura al 40/50%. Il
dito è puntato verso un presunto ma
molto probabile colpevole: lo stress.
Tra le voci più allarmanti (che per il
nostro tema è la più interessante)
emerge quella dello psichiatra Martin
Teicher, dell'Harvard Medical School.
"Spesso, alla base dei disagi emotivi e
mentali dei piccoli ci sono gli stress
materni, subìti allo stato embrionale,
in utero. Le conseguenze dell'assorbimento delle sostanze chimiche negative, prodotte dal sistema neuro-endocrino della madre, sono disastrose per
il cervello del feto in formazione e ne
mettono in pericolo il futuro sviluppo
delle capacità intellettive ed emotive".
Oltre a preoccuparsi che le mamme
vivano senza stress, è anche necessario
che il feto possa ampliare in modo
naturale la sua capacità emotiva. Si
deve quindi fare in modo, che il sistema neuro-endocrino, e il sistema cerebrale in formazione, con i neuroni che
si stanno formando a milioni e che si
collegano fra loro in quelle che si chiamano sinapsi (che sono poi le distributrici delle informazioni), siano i più
numerosi possibile.
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Siamo così entrati nel tema del nostro
incontro.
Accanto ai diversi interventi che si
possono prospettare nella prima
infanzia o nell'adolescenza, nell'ambito della famiglia, della scuola, delle
strutture sociali e mediche, per affrontare il problema del disagio psichico
dei bambini, un dato è indiscutibile: la
protezione del sistema cerebrale dei
piccoli incomincia nella fase prenatale.
Il mio progetto, ma non solo il mio, è
quello di offrire alle donne in attesa di
partorire il piccolo, alcuni percorsi,
contemporaneamente razionali ed
emotivi, di protezione della specie. La
possibilità di una gravidanza con bassi
livelli di stress, unita all'affascinante
prospettiva di contribuire alla formazione delle stru GGW&RF