Emilio Del Giudice / Alberto Tedeschi Congresso | Page 51
Filippo Massara
La musica: ponte tra emozioni e coscienza
La musica e il canto come strumento pre- e postnatale per
nutrire il sistema in formazione
della neurocerebralità emotiva dei
piccolissimi e poi dell'adulto.
Gli specialisti sono oramai tutti convinti che la terapia musicale è una
riscoperta, nel senso che è un'arte che
viene da molto lontano. Infatti l'uso
del suono organizzato, cioè della musica, per riequilibrare, riorganizzare,
guarire l'uomo in senso globale, è antichissimo. Possiamo parlare di molte
migliaia di anni, quando l'umanità
viveva ancora in quello stato definito
preistorico. Molte culture antiche
sapevano che per il benessere dell'uomo, per preservarlo dalla malattia e
per una giusta armonia con l'ambiente
era indispensabile ricorrere ai poteri
della musica. Il compito di utilizzare la
musica e i canti era demandato a degli
"specialisti", gli sciamani o uomini di
medicina che conoscevano tutti i
segreti del suono, del canto e della
musica.
Soltanto in questi ultimi decenni la
ricerca scientifica europea e americana
sembra scoprire il ruolo essenziale che
il suono e la musica hanno per l'uomo,
sia sul piano psicofisico, sia nei processi evolutivi della coscienza. Se,
come pare stia dicendo una gran parte
dei ricercatori, il mondo fisico può
essere interpretato come un vasto
ag glomerato di correnti di energia
vibratoria e la materia come una ininterrotta interazione di onde sonore,
non è difficile capire perché l'uomo sia
così interessato all'uso della musica
per trasformare gli schemi del proprio
corpo e del proprio mondo interiore.
Il corpo umano è un sistema concepito per vibrare, infatti captiamo, udiamo, inglobiamo suoni non soltanto
attraverso le orecchie e il sistema
neuro-cerebrale, ma per mezzo di una
serie di ricettori sparsi un po' dovunque sul corpo. Tutto il corpo è coinvolto dal suono e quindi dalla musica,
e al suono risponde con un altro
suono.
Il corpo agisce come un vero e proprio
strumento musicale che entra in vibrazione.
I musicisti e musicoterapeuti Steven
Halpern e Louis M. Savary, concordano nell'affermare che se da un lato le
nostre cellule, i nostri sensi, possono
essere considerati dei trasformatori di
vibrazioni, dall'altro lato il corpo stesso è uno strumento che emette vibrazioni e suoni propri. Alcuni come i
ritmi del respiro e il battito del cuore,
sono udibili, altri più sottili e più
profondi,
sembrano
sfug girci.
Probabilmente se disponessimo dell'apparato uditivo adatto potremmo
persino sentire la nostra armonia personale.
Il corpo riceve musica, la trasforma
interiormente in emozione e risponde
con vibrazioni proprie, con una musica propria. Il corpo si comporta come
un diapason messo accanto a un altro
diapason. Percuotendo questo si avrà
una vibrazione sonora, ma a questo
suono anche l'altro diapason incomincerà a vibrare spontaneamente in
risposta alle onde sonore emesse dal
diapason che è stato percosso. Il corpo
in stato di riposo si comporta come un
sistema vibratorio globale che vibra a
una frequenza fondamentale (apparentemente non udibile) intorno agli otto
cicli al secondo. Non a caso anche le
onde cerebrali alfa, prodotte dal cervello in stato di rilassamento, si aggira
intorno agli 8 cicli al secondo, come
non a caso la frequenza fondamentale
della vibrazione terrestre è di 8 cicli al
secondo (chiamata risonanza di
Schuman).
Non è difficile capire che gli schemi
vibrazionali del corpo sono istintivamente portati a sintonizzarsi con le
forme vibratorie.
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Quelle del cosmo e dei corpi celesti,
dei colori o quelle dei suoni naturali
come il vento, le acque, i richiami del
suono animale, la musica, che agiscono intorno al corpo stesso
Proviamo a chiudere gli occhi e a concentrarci sui suoni che ci circondano
mentre stiamo seduti in un parco cittadino: il rombo delle automobili e degli
autobus, ma anche il canto egli uccelli
sugli alberi, le sirene dei mezzi di soccorso, ma anche l'acqua della fontana,
bambini che giocano e le madri che li
chiamano. Suoni che si mescolano, che
svettano sul rumore di fondo, suoni
cupi e suoni acuti. In questo insieme
sonoro c'è tuttavia qualcosa che non
possiamo udire: colui che sta ascoltando quei suoni, seduto nel parco cittadino. L'apprendimento delle tecniche
di ascolto musicale terapeutico partono da questo concetto basilare dobbiamo lasciare che la sensazione di essere
colui che ode si trasformi nella sensazione dell'udire, dobbiamo trasformarci in suono.
Chi ascolta è nello stesso istante il
suono ascoltato. La capacità di eliminare la separazione tra il suono e colui
che lo ascolta, comporta un nuovo
modo di interpretare il mondo, un
diverso rapporto tra noi e ciò che ci
circonda, una visione dell'esistenza in
cui non esiste più la separazione tra
interno ed esterno, tra passato, presente e futuro. Qualunque cosa udiate
in successione, il vento che soffia, i
cani che abbaiano, la piog gia che
schizza, qualcuno che ride, tutti questi
suoni sono presenti. L'unica cosa che
possiamo udire è il presente. L'ascolto
musicale terapeutico diventa così una
presa di coscienza che ogni momento
è nuovo ma è anche l'ultimo e che ogni
momento è una nascita, una realtà presente che è cambiamento a ogni istante.