Emilio Del Giudice / Alberto Tedeschi Congresso | Page 47
Ho letto recentemente la descrizione
di due scene quasi identiche avvenute
però in due luoghi molto lontani l'uno
dall'altro.
Il testimone di queste due scene le racconta come segue. La prima si svolge
in India, c'è una piazzetta deserta nella
quale improvvisamente irrompe una
donna che piange disperatamente.
La donna è profondamente addolarata,
eppure, nel suo dolore non è sola: fa
parte di un tutto che la contiene e la
conforta.
La seconda scena si svolge in Svizzera,
a Zurigo. Anche qui c'è una piccola
piazza deserta osservata da questo
testimone. Sulla piazza arriva un
uomo. Non sembra affatto addolorato,
eppure, all'osservatore, appare tragicamente solo. Il suo isolamento lo rende
debole, fragile. È un'ombra che il passare del tempo cancellerà inesorabilmente.
Lo studioso della psiche Carl Gustav
Jung 23 , durante un viaggio in America,
aveva avuto un lungo colloquio con un
capo della tribù degli indiani Pueblo.
Questo capo, si chiamava Ochwian
Biano, che significa Lago di Montagna.
Questo capo tribù spiegò a Jung che la
sua tribù celebrava un certo rituale
ogni mattina - credo che si trattasse di
fumare la sacra pipa - per aiutare il
sole
ad
apparire
all'orizzonte.
Ascoltando questo racconto, più di un
bianco avrebbe riso dell'ingenuità di
questi "selvaggi", tanto ignoranti da
pensare che se un giorno si dimenticavano di celebrare il rituale, il sole non
sarebbe comparso all'orizzonte!
Ma Jung aveva troppa intelligenza e
sensibilità per cadere in questo grossolano errore. Capì infatti che i Pueblo
non credevano che il sole avesse materialmente bisogno del loro aiuto per
sorgere. Il rituale era un simbolo che
serviva per riconfermare l'alleanza
della tribù con il cosmo, e quindi li
aiutava a sentirsi parte di un tutto. Si
poteva quasi dire che il rituale aiutava
il sole interiore della felicità a sorgere
nel cuore dei Pueblo.
In numerosi scritti, Jung ribadisce, e
con lui altri pensatori e filosofi, che
questo Senso di essere parte di un
tutto è ciò che manca all'uomo occidentale moderno ed è ciò che alimenta
la sua "tragica solitudine", la sua infelicità di base.
Infatti se ci pensiamo bene non è
molto rassicurante pensare di essere
proiettati per caso in un mondo privo
di senso e di condurre una vita priva
di senso per poi tornare nel nulla dal
quale siamo venuti.
Oggi direi che il vuoto, lasciato dalla
"morte di Dio", come l'ha definita
Nietzsche, è avvertibile più che mai,
forse perché sono cadute molte speranze negli effetti benefici del progresso scientifico e tecnologico che,
non solo non crea felicità, ma addirittura non sembra nemmeno in grado di
creare vero benessere, anzi sta diventano una minaccia per la sopravvivenza della specie umana e del pianeta nel
suo insieme.
Una cinquantina di anni fa lo scrittore
francese André Malraux aveva fatto
una previsione: aveva detto che il ventunesimo secolo sarebbe stato spirituale o non sarebbe stato per niente.
Mi sembra che abbia avuto ragione
perché oggi, nonostante il materialismo imperante, assistiamo a una rinnovata spinta verso la spiritualità, che
si manifesta a volte in modi inattesi,
ma comunque chiarissimi.
A questo punto però si pone la
domanda: verso quale spiritualità stiamo andando? O piuttosto, quale spiritualità può darci la felicità e il benessere cui tutti aspiriamo? Possiamo ridiventare simili ai Pueblo? Possiamo rinnegare secoli di cultura? Possiamo
ritornare come eravamo, per esempio,
nel Medio Evo, quando l'"homo religiosus" era il modello dominante,
nonostante che i semi del materialismo
esistessero anche allora?
La risposta a questa domanda è ovviamente no. Non si può ritornare indietro nonostante che certe premesse
sembrino indicare un ritorno alla religiosità del passato e persino ahimé a
pericolose sbandate fondamentaliste.
Allora quale è la risposta?
Negli ultimi vent'anni abbiamo assistito all'espansione del movimento New
Age con i suoi infiniti gruppi, movimenti e discipline.
Penso sia innegabile che il pensiero
New Age, come l'interesse per certe
filosofie o discipline spirituali
dell'Oriente, si stia diffondendo sempre
più capillarmente nella società occidentale.
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n lui non c'era nulla che fosse banale, la
sua intelligenza era fuori del comune, acuto,
notevole sotto ogni aspetto». Anche Freud
rimase colpito da Jung, tanto da considerarlo quasi immediatamente come suo "successore" in ambito psicoanalitico.
Le idee fondamentali di Jung possono essere ricordate con questa serie di terminologia
chiave: l’inconscio personale costituito da
sentimenti e pensieri rimossi nel corso della
vita dell'individuo; l’inconscio collettivo basato su conoscenze comuni all'umanità intera
formato da sentimenti, pensieri e ricordi
comuni a tutta l'umanità;gli archetipi o
immagini primordiali, corrispondono a esperienze condivise da tutti gli individui (il confronto con la morte, la scelta di un/a compagno/a); l’approccio terapeutico di Jung
riconcilia le forze opposte all'interno della
personalità: non solo estroversione e introversione, ma anche sensibilità e intuizione,
emozioni e pensiero razionale. Attraverso la
comprensione dell'integrazione t ra inconscio
personale e inconscio collettivo, la terapia
permette di arrivare a uno stato di individuazione o interezza di sé.
Recentemente un mio conoscente,
cantante di musica antica e persona
molto seria, ha scritto a un gruppo di
ammiratori, dichiarando che percepisce chiaramente "l'energia" di un pubblico e che a sua volta può, attraverso
il canto, trasmettere "energie" più o
meno forti a chi lo ascolta.
Questi sono termini impensabili qualche decina di anni fa. Per non parlare
dello Yoga o del Tai-Chi, che ormai
vengono addirittura insegnati nelle
palestre, insieme all'aerobica e allo
step!
D'altronde, se guardiamo i libri e i film
che hanno più successo nel grande
pubblico - ossia anche tra coloro che
non si possono considerare persone
esoteriche -, constatiamo una preponderanza delle cosiddette storie fantastiche, ossia dei racconti che parlano
di fatti, considerati non reali dai materialisti. Pensiamo, per esempio, a
Harry Potter e al Codice Da Vinci.
Non sto affermando che queste storie
siano istruttive dal punto di vista psicologico o spirituale, sto semplicemente indicando delle tendenze, e
queste tendenze vanno indubbiamente
nel senso di ciò che possiamo definire
come "il non materiale".
Questo significa che ci stiamo avviando verso un nuovo modo di vedere il
mondo?