Emilio Del Giudice / Alberto Tedeschi Congresso | Page 18
Gli atomi sono infiniti e in movimento. È una specie di vortice cosmico a
selezionarli e a causare quindi un loro
incontro-scontro, in cui urtandosi,
rimbalzano poi nel vuoto, intrecciandosi a formare nuove sostanze, che
sono sempre la combinazioni di atomi.
Il moto degli atomi è considerato inerte 6 . Ovvero, Democrito pensa che gli
atomi si muovano su una ipotetica
linea retta e continuino questo loro
moto fino a quando non entrano in
collisione con qualche altro atomo,
determinando quindi la creazione
Questo pensiero mette ben in evidenza che Democrito, sostanzialmente,
era un fisico classico. Infatti nella fisica classica l'oggetto fisico è concepito
come inerte, per cui ogni variazione
del suo moto richiede una causa esterna, una forza che agisce trasferendo
all'oggetto energia e/o impulso. E
questa è ancora la concezione basilare
che ricevono tutti coloro che studiano
la fisica classica alle superiori o alle
università. A parte, ovviamente, chi si
occupa di fisica quantistica. A questi
viene insegnato che la fisica classica è
stata superata circa un secolo fa dalle
nuove concezioni della fisica quantistica. Tuttavia questi concetti innovativi
sono però considerati importanti solo
se uno si occupa di fisica degli atomi o
delle particelle subatomiche. Per coloro che invece si dedicheranno al
mondo della materia più immediato, la
differenza tra le due fisiche sembra
essere considerata irrilevante.
Per questo, dunque, la fisica quantistica viene insegnata solo a chi poi si
specializzerà in quel campo, mentre a
tutti gli altri non viene indicata. E questo, però, è un grave errore, che capirete ora, man mano che procedo con la
mia spiegazione.
Dunque Democrito esprime un concetto che abbiamo detto corrispondere
a quello ancora oggi valido per la fisica classica.
A voler guardare si potrebbe perfino
azzardare una battuta: visto che, in
definitiva, nella sua concezione la
creazione è provvidenziale, ovvero a
opera di Dio, cioè di quel vortice
cosmico che si diceva prima, allora
anche la fisica classica, contrariamente
a ciò che affermano i filosofi positivisti che la sostengono, diventa uno dei
massimi sostegni concettuali alla teologia!
Scherzi a parte, e tornando al nostro
discorso, troviamo che Epicuro, però,
non concorda con la spiegazione "teologica" data da Democrito - e nemmeno Marx, come infatti vedremo nell'esposizione della sua tesi.
Secondo Epicuro, l'incessante moto
degli atomi, che si dividono e si uniscono, non è determinato dalla divinità (gli dei non si occupano del destino
degli uomini poiché si godono indif f er enti la lor o beatitudine). E gli atomi,
in effetti, non si muovono nemmeno
lungo traiettorie di linee rette, bensì
fluttuano, oscillano. È ciò che
Lucrezio, nel suo De r er um natura,
definisce la dottrina del "clinamen" o
inclinazione, deviazione imprevedibile, per cui gli atomi mostrano una tendenza a deviare dal loro moto, in
modo del tutto casuale e senza che
nulla li debba urtare.
La materia quindi non è inerte, ma in
fluttuazione. Epicuro, per certi aspetti,
ha anticipato la fisica moderna.
Iinfatti, l'idea del clinamen - ovvero
della imprevedibilità - è simile al principio di indeterminazione definito da
un fisico moderno tedesco, Werner
Heisenberg - che affermava l'esistenza
di una indeterminazione ineliminabile
nella misura simultanea della posizione e del momento - quindi della velocità - di una particella.
Nella fisica quantistica l'oggetto fisico,
sia esso un corpo materiale o un
campo di forza come il campo elettromagnetico, è intrinsecamente fluttuante, ed è animato da una oscillazione
spontanea, indipendente da cause
esterne.
Il mio compianto amico e ben noto
fisico Giuliano Preparata, scomparso
ormai dal duemila, amava raccontare
la seguente metafora. L'oggetto classico può essere paragonato a un alpino
sobrio che, dopo aver ricevuto le istruzioni in proposito, conosce bene la sua
strada e il cammino che deve fare. Gli
sono state date delle coordinate ben
chiare sul punto di partenza e su quello di arrivo che deve raggiungere.
Tradotto in termini fisici possiamo
dire che, indicando dove si trova l'alpino, si è precisato la condizione iniziale, mostrandogli poi dove deve andare,
è l'equivalente dell'applicazione di una
forza. Quindi, ricapitolando, in un
oggetto classico, una volta che si è
precisata la posizione iniziale e gli si è
data poi la forza, del suo moto si sa
tutto.
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4 - Democrito era un filosofo greco, amico
e discepolo di Leucippo, il fondatore del
primo atomismo, contemporaneo di Socrate e
Ippocrate. Scrisse opere di etica, fisica,
matematica, musica, delle quali Cicerone
ricorda anche la bellezza dello stile e dell'ornato poetico. Restano oggi i titoli e più
di duecento frammenti autentici.
Il suo pensier o sulla fisica generale è esposto nel perduto Piccolo ordinamento del
mondo. Così come risulta da testimonianze
dirette e indirette, Democrito concepisce la
natura fondata su due princìpi: l'ente - pluralità di innumerevoli enti, differenti fra loro
solo per forma, posizione e in perenne moto
spontaneo - e il non ente, ovvero il vuoto,
che permette all'ente le aggregazioni e
disgregazioni, la libertà dei movimenti. Per
lui il mondo nasce dal caso, nasce proprio
dall'incontro e sconto spontaneo delle varie
"forme indivisibili".
Ente e non ente sono esistenze impercettibili, al contrario dei corpi percettibili composti di atomi e vuoto. Pertanto, si danno due
tipi di conoscenza: "oscura", quella dei cinque sensi; "autentica", quella della mente.
L'uomo è in relazione immediata con i corpi
composti "visibili e tangibili", ma il sapere
dei sensi dovuto al contatto degli atomi è
mera opinione, è sapere spurio. Democrito,
nelle opere di logica ed epistemologia
(Canoni, Consigli e Perì Ideôn) insiste
sul distacco dalla verità e dalla realtà delle
cose. "Nulla sappiamo in modo autentico,
perché la verità giace nel profondo".
L'etica è la parte più consistente pervenuta
del Corpus democriteum. Si tratta di un
vasto florilegio di massime morali tramandato
da Stobeo. L'uomo è un "microcosmo" che ha
lo stesso destino del cosmo a cui appartiene. Il suo fine è la "serenità d'animo", il
"benessere", cui Democrito dedicò un'opera
famosa, in parte ripresa in seguito da Seneca
nel De tranquillitate. (Dalla Enciclopedia
Multimediale delle Scienze Filosofiche
Rai)
5 - Epicuro era un filosofo greco nato a
Sarno (o, secondo Diogene Laerzio, ad
Atene) nel 341 a.C. Delle numerose opere
di Epicuro, ci sono pervenute per intero,
grazie a Diogene Laerzio, le Lettere ad
Erodoto, A Pitocle e A Meneceo, le
Massime capitali e Il Testamento, alle
quali si sono aggiunte recentemente una raccolta di sentenze e frammenti dell'opera
Sulla natura.
Il valore della filosofia per Epicuro si può
definire strumentale: il suo fine principale,
infatti, è di raggiungere la felicità. Epicuro
ritiene che la verità possa facilmente essere scoperta e compresa dall'uomo e che
quindi la filosofia, come attività che ci permette di conoscere razionalmente la verità,
sia alla portata di tutti e abbia un carattere liberatorio.