della
vita”.”Vivere
più
volontariamente
significa
vivere
più
deliberatamente,
intenzionalmente, propositivamente.”
“La semplicità di vita, se scelta deliberatamente, implica un approccio compassionevole
alla vita. Questo significa che noi scegliamo di vivere la nostra vita quotidiana con
qualche grado di percezione consapevole della condizione del resto del mondo.” Si
sceglie di essere più semplici per aumentare la propria autonomia personale. E’ un modo
di vivere che è più semplice esteriormente e più ricco interiormente. Per Wolfgang Sachs
significa semplificare i bisogni e imparare a “vivere con meno denaro, meno consumi,
meno lavoro salariato”.
Ernst Fritz Schumacher sostiene inoltre che “occorre vivere più semplicemente per
permettere agli altri semplicemente di vivere”. Ma è ancora una volta Gandhi a offrirci in
poche chiare parole l’immagine più suggestiva di una futura società nonviolenta: “Lo
stato, nel passaggio alla società senza stato, sarà una federazione di comunità
democratiche rurali nonviolente e decentralizzate. Queste comunità si baseranno sulla
“semplicità, povertà e lentezza volontaria”, cioé su un tempo di vita coscientemente
rallentato, nel quale l’accento sarà posto sull’autoespressione, attraverso un più ampio
ritmo di vita, piuttosto che attraverso più veloci pulsazioni nell’avidità e di lucro”.
Ma è possibile essere più precisi nella definizione di cosa s’intende per semplicità
volontaria? Elgin sostiene che coloro che compiono questa scelta non lo fanno da
“puristi” ma da “pionieri”, accettando gradi diversi di compromesso con la situazione
esistente, “un piede in due scarpe”, consapevoli tuttavia dell’importanza di una “politica
dei piccoli passi”. Gregg dice esplicitamente che la “semplicità è una questione relativa
che dipende dal clima, dalle abitudini, dalla cultura e dal carattere di ciascuna persona”.
Nonostante queste precisazioni, ci si può sentire ancora a disagio quando si confrontino
concretamente le nostre scelte con le condizioni di vita di chi è in situazioni di grande
deprivazione o con gli effetti che su larga scala il nostro stile di vita collettivo sta
provocando. In altre parole, è possibile “quantificare” la semplicità volontaria? Se
raccogliamo l’invito di Rosseau, come ci ricorda Roberto Guiducci in uno dei suoi libri, a
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