Partito Democratico Circolo 7 ° di Udine calore che si è determinato dalla mancata vittoria è arrivata a spaccare l’ intero partito. Mi riferisco alla fusione a freddo tra apparati, per la quale si è optato invece di dar vita attraverso una Costituente delle idee a una reale contaminazione tra i diversi riformismi di cui è ricca la società italiana. Sicuramente non è possibile porvi rimedio, come mette bene in evidenza Cofferati, scegliendo in fretta e furia un nuovo segretario, cercando di mettere una toppa e proseguendo come se nulla fosse. E’ necessario che si riconosca che bisogna ricominciare da capo, e l’ unico modo per farlo è realizzare una costituente aperta che vada anche oltre i confini attuali attraverso quella che ho indicato come una proposta del passaggio dalle primarie delle persone a una primaria delle idee. Occorre creare una griglia fondamentale attraverso cui creare il nuovo partito, utilizzare degli strumenti come la rete per aprire una grande consultazione e un grande dibattito che potrebbe entusiasmare i giovani. Occorre quindi riconoscere in modo autocritico l’ errore di partenza e mettere in campo un nuovo inizio”.
I RUOLI Con una improvvisa illuminazione sulla strada di Damasco-Pdl molta parte dei dirigenti del PD, dopo aver ripetuto per anni che la nostra Costituzione è la più bella del mondo, sentono un gran desiderio di cambiarla, anche al di là dei paletti fissati dalla stessa Carta come ripetono i maggiori costituzionalisti( Rodotà, Zagrebelsky, ecc.) e dello stesso programma di Letta. Abbiamo cercato dappertutto motivazioni profonde, ma ciò costringerebbe a ripensare completamente innanzitutto l’ impianto valoriale, la cui problematica esula da queste poche pagine. Ma se oltre a questo ci sarà anche un ripensamento sul funzionamento dei partiti, questo costringerà, e non necessariamente come modifica legislativa, a far luce anche su quelli che considero i grandi fraintendimenti di funzionamento del partito mettendo le cose al loro giusto posto. Infatti il“ ruolo politico” non spetta se non in minima parte agli organismi di vertice, bensì ad una base che deve essere organizzata per poter esprimersi in maniera informata, discussa, tempestiva, chiara e vincolante: infatti come la democrazia non è il governo di una ristretta oligarchia, così viceversa non può nemmeno essere la vittoria dei grandi numeri stupidi. Agli organismi di vertice spetta il compito di“ esecutivo” sia di gestione di quell’ indirizzo e programma, sia di sua ulteriore elaborazione tecnica, nonché di organizzazione delle proposte da porre alla discussione e successiva analisi dei risultati. L’ autonomia del loro ruolo politico si limita alle scelte funzionali alla realizzazione di quell’ indirizzo e programma. E’ evidente che la base non può rilasciare una delega in bianco; pur senza entrare nei tecnicismi di alcuni provvedimenti, il mandato deve essere sufficientemente preciso perché non possa essere politicamente“ interpretabile” a piacere, se non, come è capitato, addirittura“ ribaltato”. E tutto ciò è molto distante dall’ attuale stato delle cose. Lungi dall’ assegnare ad Internet ed alla rete il ruolo di grande ed unico organizzatore della democrazia( cosiddetta diretta), è indubbio che tali strumenti consentirebbero una rivoluzione al modo di operare del partito anche per lo sviluppo di democrazia rappresentativa; purtroppo il Partito nonostante i positivi precedenti illustri o meno di Obama e di Grillo, non ha ancora un progetto su come utilizzarli a pieno; basterebbe dare un’ occhiata al suo sito nazionale per rendersi conto che non è assolutamente organizzato per interagire( cosa che dovrebbe essere la“ mission” di un partito democratico). In questo quadro in cui il percorso per un recupero democratico è tutto in salita ed affinché non si ricada in un tran-tran che abbiamo già vissuto, ognuno deve fare la sua parte, come attore responsabile dell’ attuazione di un progetto in grado di stimolare entusiasmi, energie e disponibilità, senza i quali non basteranno geniali invenzioni di ingegneria organizzativa. Un traccheggiamento, già vissuto, che non ha stimolato né la ricerca di una più precisa identità, né quella di una collocazione certa nello scenario delle forze politiche, né una formulazione di proposte programmatiche precise e realizzabili, né la mobilitazione su grandi questioni, né una messa a punto delle questioni più specifiche dell’ organizzazione del partito( a partire da quelle“ terra-terra” come ad esempio quelle dei costi del partito a tutti i livelli; quelle dei proventi; quelle del numero e del lavoro dei funzionari; ecc. ecc.). E
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