Partito Democratico Circolo 7 ° di Udine sviluppo industriale o quello della mobilità. La tacita assunzione di un liberalismo estremo nelle grandi scelte del Paese ha finora inibito un decisivo intervento dello stato per mitigare la crisi( anche se ci si è dimenticati delle teorie con Fiat, Alitalia, banche). Addirittura da diverso tempo negli interventi dei nostri dirigenti non sentiamo nominare le parole“ capitalismo” o“ capitalismo finanziario” anche se tutti gli economisti dichiarano esser questo l’ unico sistema economico che regola il pianeta e che ciclicamente produce, per la sua stessa natura, crisi catastrofiche ed inumane diseguaglianze. Questa non è la sede per analizzare teorie e fenomeni che richiedono strumenti sofisticati, cognizioni ed elaborazioni approfondite, ma ciò richiama tutti noi, particolarmente i partiti della sinistra nel suo complesso, a non dimenticare riflessioni a 360 ° su ciò che produce quel sistema in rapporto ai modelli di sviluppo, sui limiti del mercato e della concorrenza senza freni, sulla separazione tra economia reale e finanza, sulla mancanza di controlli di operazioni spregiudicate, sugli intrecci oscuri tra governi e potenze economiche, e, per altro verso, sul fabbisogno dei beni e servizi più elementari per miliardi di persone( 4000 bambini al giorno muoiono per scarsa alimentazione), sulle guerre per i vecchi e nuovi materiali preziosi, sullo scarseggiare di materie di primaria necessità per un loro uso eccessivo e dissennato o per i cambiamenti climatici indotti, su un abuso autolesionista del territorio, dalle metropoli ai ghiacci antartici, dalla desertificazione alla creazione di aree vastissime dall’ aria irrespirabile, e molto altro. Tutto ciò ha dei riflessi devastanti sui più elementari diritti umani e sulle libertà individuali e più in generale sulla democrazia, complice una eccessiva inerzia degli stati ma anche una sinistra non sufficientemente viva ed attrezzata. Ci sembra che sia venuto a diradarsi l’ interesse per il senso di dignità della comunità umana e delle comuni lotte delle classi più povere che invece trovavamo nell’ universalismo cattolico e solidarismo di don Sturzo e nell’ internazionalismo socialista. Ora, paradossalmente, nella globalità vince il localismo, l’ egoismo, la miopia ed il provincialismo.
QUALCOSA SULL’ IDENTITA’ Gli argomenti su elencati dovrebbero comportare la doverosa scelta di campo sulla quale la sinistra non può tacere come se si trattasse di fenomeni naturali non contrastabili, confrontandosi con tutte le sinistre europee in primis, ciascuna con le sue peculiarità. Purtroppo dobbiamo denunciare che non ci arrivano molte notizie di questo tipo di rapporti sia sul piano dell’ elaborazione teorica che delle esperienze realizzate negli altri paesi soprattutto europei; quel che si avverte da noi è un respiro corto. Ciò non è del tutto avulso da quella carenza di identità che da parecchi anni( per Veltroni da sempre) molti riscontrano nel PD e in quest’ ansia alcuni, scostandosi dagli intenti iniziali, cercano in formule astratte e non rispondenti ad una realtà molto più complessa di un tempo in cui i concetti di destra e sinistra, ben lungi dall’ essere annacquati,( ma anzi rafforzati dai crescenti squilibri), debbono essere declinati in modalità del tutto nuove ed inesplorate senza pregiudizi, laicamente. Destra e sinistra non sono categorie assolute e spesso si definiscono una in rapporto all’ altra. Di tutto abbiamo bisogno fuorché degli schematismi che lasciamo volentieri alla cultura semplicistica della destra. Per leggere alcune situazioni ci torna utile rimandarci all’ interrogativo del vecchio compagno Manlio:” Cui prodest?” Il confrontarsi sulle questioni planetarie prima elencate, di fatto costringe l’ identità a prender forma, perché ciò ci obbliga ad assumere posizione non miope sulle cose secondo i nostri valori piuttosto che con ideologie ingessate; quindi un’ identità non data“ a priori” né una volta per tutte, ma che si rigenera nelle trasformazioni giorno per giorno.. Crediamo che anche l’ unità del partito risenta di questa incerta identità. Solo una visione complessiva e coerente della società con programmi conseguenti, anche oltre i propri“ confini amministrativi” fa di una moltitudine di persone aderenti, un“ partito”; gli altri, anche se organizzati, sono movimenti di protesta( Grillo), o localistici( Lega) o a tutela di singoli gruppi sociali( pensionati) o rivendicativi di particolarissime esigenze. Questo secondo noi è il discrimine per cui il primo
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