Documenti congresso PD 2013 Bersani 06 2013 | Page 8

l ' errore di dividersi inutilmente e strumentalmente sul tema ‘ primarie sì ’ – ‘ primarie no ’. L ' applicazione per la prima volta in Italia e in Europa di uno strumento di selezione delle candidature politiche pensato e attuato in un contesto culturale e politico così differente dal nostro come quello degli Stati Uniti rappresenta un incontestabile tratto innovativo del PD . Non si tratta , dunque , di negare il valore positivo e inclusivo dello strumento delle primarie , ma proprio per valorizzarlo ulteriormente è necessario avviare una riflessione critica , alla luce dell ' esperienza ( con luci e inevitabili ombre ) vissuta in questi anni . Ad esempio , c ' è da interrogarsi non tanto sulla giustezza di usare le primarie per il segretario nazionale quand ' anche si modificasse la norma statutaria che unifica leadership di partito e candidatura alla premiership , ma se non sia stata una forzatura usare questo strumento per l ' elezione dei segretari regionali e non sia meglio , invece , privilegiare una visione organizzativa e politica che affidi agli iscritti la selezione degli organismi territoriali di partito . Ciò non deve implicare una chiusura all ’ interno delle strutture di partito , ma anzi la ricerca di forme nuove per coinvolgere in ruoli di elaborazione e direzione politica , oltre alla ‘ militanza ’ tradizionale , la ‘ vicinanza ’ di un civismo socialmente impegnato , di competenze e di saperi , che l ’ applicazione del metodo delle primarie alla vita interna di partito non sempre è riuscita a valorizzare . Dal canto suo , l ' albo dei partecipanti alle primarie - così faticosamente costruito nell ' autunno scorso - non può continuare a essere una sorta di miniera di informazioni inesplorata e inutilizzata . Bisogna rilanciare in termini credibili l ’ idea del PD come partito di elettori e di iscritti , in cui siano garantite ai primi forme di coinvolgimento che non si limitino al giorno delle primarie e ai secondi un ruolo decisionale effettivo non solo nella scelta degli organi dirigenti , ma anzitutto su grandi e dirimenti questioni politiche , attivando finalmente lo strumento del referendum interno . Il prossimo Congresso nazionale del PD , inoltre , dovrà avviare un ripensamento sul modello organizzativo , dando attuazione a una riforma in senso federale del partito , sia per quanto attiene al delicato tema della ripartizione delle risorse economiche , sia in merito una revisione dei criteri di composizione degli organi nazionali ( assemblea e direzione ), per i quali è necessario prevedere l ’ elezione di una quota non inferiore alla metà direttamente da parte delle organizzazioni territoriali e una più forte valorizzazione del ruolo degli amministratori locali . Anche da un ’ innovazione del genere passa l ’ ormai indispensabile ridimensionamento del correntismo come forma primaria di selezione degli assetti dirigenti del partito . Rafforzare l ’ interazione fra centro , organizzazioni territoriali e amministratori locali è la via per fare in modo che le diverse aree assumano non una configurazione correntizia verticale ( che rende subalterna la vita politica dei territori alle dinamiche interne del centro del partito ), ma una fisionomia politico-culturale . Differenti matrici e prospettive per affrontare gli stessi problemi , non il modo per guardare a problemi e obiettivi diversi , come rischia di avvenire nel caso di una cristallizzazione correntizia . Da questo punto di vista , bisognerebbe prendere in considerazione l ’ idea di dotare il partito di una propria autonoma struttura dedicata all ’ analisi sociale e all ’ elaborazione culturale , anche per fare in modo che la pluralità oggi esistente di associazioni , centri studi e fondazioni riconducibili alle diverse aree e personalità del PD non si traduca in dispersione e incomunicabilità dei risultati , ma possa essere messa in rete e condotta a esiti di sintesi che rendano realmente fecondo il pluralismo di radici culturali del partito . I rischi di trasformazione del partito in una giungla di comitati elettorali , perfettamente oliati e funzionanti in occasioni di congressi e primarie e praticamente assenti nella vita quotidiana di circoli e organi territoriali di direzione politica , sono sotto gli occhi di tutti . Far finta di non vedere la realtà in nome di un ’ acritica difesa del feticcio delle primarie non contribuisce certo a trovare soluzioni capaci di combattere gli effetti disgregativi del correntismo e delle affiliazioni puramente personali . Senza contare , inoltre , che la riduzione del partito a una mera confederazione di correnti e comitati elettorali , impegnati ciascuno in un ’ autonoma raccolta di risorse e finanziamenti e in