Documenti congresso PD 2013 Bersani 06 2013 | Page 6

sull’ accantonamento, ma su una nuova e più coinvolgente declinazione dei temi del lavoro e dell’ uguaglianza, in grado di parlare a coloro che sono ai margini dell’ attuale sistema di welfare e che tuttavia non appartengono a quella ristretta area di fasce sociali privilegiate uscite ancora più ricche dalla crisi. È una frontiera difficile, ma irrinunciabile se non si vuole rinchiudere il PD in una condizione di minorità rispetto alla struttura reale della società italiana e a un futuro in cui l’ area del pubblico impiego e di coloro che beneficiano più direttamente della spesa pubblica sarà destinata a restringersi. Il cuore pulsante dell’ economia italiana è ancora il tessuto di piccole e medie imprese a carattere familiare, che affrontano le difficoltà della crisi e della globalizzazione. Esse rappresentano un giacimento straordinario di competenze e passioni, oltre che un veicolo di mobilità sociale. Ma per parlare ad artigiani, commercianti, microimprenditori, precari e piccoli professionisti con partita IVA non bastano certo ricette un po’ politiciste come lo spostamento al centro o l’ assunzione di un profilo più‘ moderato’. Si tratta peraltro di ceti ormai che hanno subito drastici processi di impoverimento, piuttosto radicalizzati nel loro atteggiamento nei confronti della politica e a cui semmai bisogna offrire messaggi forti. La valorizzazione del lavoro e la lotta a sperequazioni ormai insostenibili nella distribuzione del reddito non sono di per sé posizioni ostili o indifferenti a questi mondi, che non vanno vezzeggiati lisciando il pelo ai loro risentimenti, ma aiutati a superare gli ormai evidenti elementi di arretratezza del‘ microcapitalismo italiano’. La sfida è quella di trovare un linguaggio e soluzioni concrete su temi come un nuovo patto fiscale fondato sull’ alleggerimento della tassazione su imprese e lavoro, la riforma del welfare, la semplificazione burocratica, il recupero del gap infrastrutturale, la difesa efficace contro le infiltrazioni e i condizionamenti criminali in aree sempre più vaste del Paese. In fondo, a ben vedere, si tratta di figure sociali essenziali per sviluppare nuove forme di creazione del valore e di intrapresa economica dopo la crisi del capitalismo finanziario e della rendita. Su questo si giocherà una decisiva sfida di innovazione, da cui non dipende solo la competitività elettorale del centrosinistra, ma la possibilità di costruire un’ alleanza sociale per il cambiamento delle forze del lavoro, dell’ inventiva produttiva e commerciale, del sapere. Si tratterà anche di ridefinire un ruolo economico dello Stato nel suo rapporto con le forze del mercato e dell’ impresa, oltre le ingannevoli suggestioni neoliberali dello‘ Stato minimo’ e oltre l’ idea altrettanto irrealistica di un’ economia trainata solo dal settore pubblico. Si pensi, ad esempio, a quanto un approccio di questo tipo sia necessario per tornare ad affrontare, dopo la grande rimozione dell’ ultimo decennio, la grande questione del Mezzogiorno, che appare, oggi più che mai, come il segno più macroscopico e drammatico dell’ inadeguatezza della forma-Stato e dell’ economia italiana rispetto alla sfida dell’ integrazione europea. O a come questa innovazione culturale sia necessaria per ripensare il nostro welfare con il concorso attivo di forze che da anni ormai agiscono tra il mercato e la Stato, come l’ impresa sociale e il mondo del Terzo settore. Una moderna politica industriale, degli investimenti e della ricerca disegna il profilo di uno Stato che, con un uso accorto della spesa pubblica e con alcuni presidi economici fondamentali, aiuta la società a riorganizzarsi, a fare rete e cooperazione, a valorizzare le energie della produzione, a mettere in circolazione i saperi, a contrastare illegalità e corruzione. È un grande campo di riflessione e di innovazione, aperto nei partiti progressisti in diversi Paesi del mondo e su cui anche il pensiero ispirato alla dottrina sociale della Chiesa sta offrendo contributi di prim’ ordine. Anche in Italia il centrosinistra può oltrepassare i suoi confini non rinculando su posizioni rese anacronistiche dalla crisi economica, ma guardando ai nuovi bisogni e alle nuove potenzialità che la grande trasformazione in atto dischiude alle forze della produzione, del sociale, del sapere. Su questa nuova frontiera si colloca anche il tema di un allargamento e di una tutela più efficace della sfera dei diritti individuali, in cui la dimensione sociale si intreccia con quella della libertà individuale. Di qui passa