Documenti congresso PD 2013 Bersani 06 2013 | Page 5

compromesso con la destra su una legge elettorale fondata sul doppio turno di collegio. Il punto è piuttosto ragionare su un nuovo equilibrio dei poteri, che consenta di dare uno sbocco democratico e costituzionale a una spinta alla personalizzazione e a un’ istanza di decisione diretta da parte dei cittadini che, se non riconosciuta e canalizzata entro forme regolate, rischia di accentuare le deformazioni plebiscitarie del ventennio berlusconiano e di travolgere ogni presidio istituzionale. È peraltro da dimostrare che il rischio di un’ uscita di tipo‘ sudamericano’ dalla crisi democratica sia maggiore con un sistema semi-presidenziale accompagnato da un forte ruolo di un’ assemblea legislativa composta da parlamentari scelti dai cittadini in un’ elezione distinta, da una rinnovata funzione dei partiti sulla base di una legge di attuazione dell’ articolo 49 della Costituzione e da una seria normativa su anti-trust e conflitto di interessi, piuttosto che con forme di‘ premierato forte’ non sufficientemente bilanciato, in cui il capo del governo disponga del potere di scioglimento delle Camere e magari anche, per effetto di una legge elettorale come l’ attuale, del potere di nomina di una buona parte dei parlamentari. Ciò a cui occorre tendere è, in ogni caso, un sistema equilibrato, che sia dotato di forza decisionale e insieme degli indispensabili contrappesi istituzionali. L’ obiettivo deve essere quello di ricostruire un nesso tra partecipazione e decisione democratica, ridefinendo la funzione dei partiti e del Parlamento in un quadro in cui le trasformazioni sociali e culturali producono una forte istanza di protagonismo diretto dei cittadini. In questo senso, il nostro avversario non è il semipresidenzialismo in sé, ma qualsiasi curvatura in senso populista sia del presidenzialismo che del premierato.
3. Per una nuova creazione di valore oltre la crisi: uguaglianza, lavoro, diritti, impresa.
L’ Italia giusta è stato lo slogan centrale della campagna elettorale del PD. Si è discusso della sua efficacia comunicativa, ma certo la scelta è stata coerente con il tentativo compiuto durante gli anni della segreteria Bersani di fare dei temi del lavoro e dell’ eguaglianza il baricentro dell’ identità del partito dopo la lezione della crisi economica globale. La vittoria elettorale dimezzata di febbraio è stata interpretata da alcuni come il segno che questo baricentro identitario vada rimesso in discussione. Il problema è forse più complicato e dovrebbe indurre a maggior cautela rispetto a sia pur legittimi desideri di rivincita nel confronto interno al PD. In primo luogo, l’ argomento che il profilo politico-programmatico del partito fosse non sufficientemente aperto alle istanze liberali è stato adoperato ben prima del voto, soprattutto a partire dalla nascita del governo Monti e dalla celebrazione della sua famosa‘ agenda’. Per mesi è vissuta nella nostra discussione interna l’ idea che l’ adesione a questa agenda sarebbe dovuta divenire il tratto centrale della nostra proposta al Paese, in quanto in grado di catalizzare un consenso trasversale e maggioritario. L’ esito elettorale della lista Monti, lontanissimo dalle aspettative non solo dei suoi protagonisti ma anche di quanti nel PD sostenevano questa posizione, dimostra che il problema di andare oltre il recinto del tradizionale radicamento sociale della sinistra italiana è decisamente più complesso. Questo problema certamente esiste, al di là della dimensione numerica insoddisfacente del risultato del PD. Tutte le principali analisi qualitative del voto del 24-25 febbraio 2013 segnalano che il centrosinistra ha tenuto decisamente meglio le posizioni tra i lavoratori del pubblico impiego, i pensionati e gli elettori con elevato livello di istruzione, mentre ha visto accentuarsi le sue difficoltà tra lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti del settore privato, piccoli e medi imprenditori, precari e disoccupati. È stato acutamente osservato che l’ accentuazione di questo dato nel voto di febbraio ha segnato l’ affermazione di una sorta di bipolarismo sociale in luogo di un declinante bipolarismo politico. L’ obiettivo di rompere la gabbia di questo bipolarismo sociale deve certamente essere uno dei temi centrali del prossimo congresso. Dovremo riflettere non