hanno arginato l’ impatto di un voto di sfiducia e scontento, ma complessivamente l’ europeismo responsabile del PD non è apparso una risposta adeguata alla radicalità della richiesta di cambiamento. Si tratta adesso non certo di rincorrere Grillo e Berlusconi sul populismo anti-tedesco, ma di affermare una linea di serietà e di verità, a partire da un dato che l’ esito delle consultazioni elettorali e le rilevazioni dei sondaggi stanno confermando in tutti i paesi della periferia meridionale dell’ eurozona( una periferia che peraltro sempre di più tende a inglobare al proprio interno la Francia). L’ unico europeismo democratico sostenibile è oggi quello che afferma con chiarezza l’ insostenibilità dello status quo e mette la Germania di fronte alla vera scelta che essa dovrà compiere dopo le elezioni di settembre: un superamento delle politiche di austerità e di rigore monetario in cambio di un poderoso salto in avanti nella costruzione di un governo federale dell’ eurozona. Le posizioni recenti di Hollande e Moscovici indicano che anche la Francia, il Paese culturalmente e storicamente più restio a ragionare di trasferimenti di sovranità, si sta predisponendo ad affrontare questo tema, di fronte alle ricadute sempre più pesanti dell’ attuale assetto dell’ euro anche sull’ economia francese. È tempo di superare discorsi astratti e proiettati in un futuro indefinito sulla trasformazione dell’ UE a 27 membri negli Stati Uniti d’ Europa( in una situazione in cui nel Regno Unito si ricomincia a parlare seriamente di fuoriuscita da questa Europa a bassa intensità …) e di accelerare invece con decisione nel dotare l’ area dell’ euro( quella per cui davvero, e non solo retoricamente, oggi l’ Europa rappresenta una‘ comunità di destino’) delle istituzioni rappresentative e di governo economico in grado di fungere da embrione di una democrazia federale. Per un Paese nelle condizioni dell’ Italia, ricongiungere moneta e sovranità democratica è oggi un imperativo sia economico che politico: è l’ unica via per rimanere nell’ euro evitando che i livelli di benessere raggiunti nei decenni scorsi vengano progressivamente erosi dall’ intreccio perverso fra gli effetti della crisi e i vincoli insostenibili del Fiscal Compact, ma è anche l’ unica strada per restituire potere decisionale e prestigio al processo democratico. Rendere centrale questo tema nel dibattito pubblico italiano, affermarne la cruciale complessità di fronte alle scorciatoie populiste significa ricostruire la funzione di un gruppo dirigente che si legittimi in forza della sua visione storica e della sua autonomia culturale, evitando di rincorrere in modo subalterno la desolante povertà e la nevrosi quotidiana di un dibattito mediatico in cui la politica rischia di certificare solo la sua definitiva superfluità e irrilevanza. Se il punto è questo, se davvero il destino della democrazia e dell’ economia italiana è affidato al superamento delle politiche di sola austerità e all’ evoluzione in senso federale dell’ eurozona, bisogna fare di ciò il punto di partenza della nostra iniziativa politica di fronte al Paese e della spiegazione dell’ impegno di governo assieme ai nostri avversari politici della destra. Prima del voto, abbiamo lavorato per mettere definitivamente all’ angolo il berlusconismo e per costruire le condizioni di una collaborazione con il centro di Monti, con l’ idea che esso avrebbe sottratto al PDL la rappresentanza in Italia del popolarismo europeo e avrebbe consentito la nascita della coalizione europeista possibile nelle specifica situazione italiana. Questo disegno, anche per la debolezza del progetto politico di Monti, non è riuscito, e, dopo la convulsa fase post-elettorale ci siamo trovati nella necessità di formare la groβe Koalition nella sua versione più indigesta, con una destra berlusconiana di nuovo in campo e rilegittimatasi agli occhi del popolarismo europeo in forza di una riconquistata influenza politica. A un po’ di distanza, si inizia a comprendere meglio( il risultato delle ultime elezioni amministrative dice anche questo) che aver perseguito con determinazione l’ obiettivo del governo del cambiamento attribuisce al PD presso un’ opinione pubblica larga, nonostante la pessima prova data durante l’ elezione del Presidente della Repubblica, una riserva di credibilità ben maggiore di quanto appaia nelle rappresentazioni mediatiche correnti o anche nella nostra discussione interna. L’ empasse e la possibile disarticolazione interna di fronte