Documenti congresso PD 2013 Bersani 06 2013 | 页面 2

alto tasso di corruzione e di evasione fiscale in Europa dopo la Grecia, la presenza pervasiva della criminalità mafiosa. Lo sconvolgimento del panorama politico a cui abbiamo assistito è dovuto all’ intreccio di questa situazione interna con la circostanza che l’ Italia, nel pieno della crisi economica globale, si sia trovata intrappolata dentro i micidiali difetti di costruzione dell’ architettura dell’ euro. Un dispositivo economico e istituzionale che, se non corretto, è inevitabilmente destinato a portare il sistema democratico-rappresentativo, non solo in Italia, alla paralisi e al definitivo discredito. Il nostro principale errore è stato forse proprio quello di non essere stati del tutto conseguenti rispetto a questo punto cruciale. La critica delle politiche europee di austerità ha caratterizzato le posizioni del PD a partire già dallo scoppio della crisi dei debiti sovrani dell’ eurozona, in una fase in cui Berlusconi e Tremonti cercavano di contrastare la vertiginosa crescita dello spread, accelerata dalla totale perdita di credibilità del loro governo, accettando vincoli di bilancio palesemente insostenibili. La decisione di appoggiare la nascita del governo Monti, in qualche misura obbligata di fronte alla prospettiva di un imminente default finanziario del Paese, ha tuttavia portato a indebolire questa consapevolezza – l’ ineluttabilità di un processo di impoverimento e di crescita della disoccupazione all’ interno dell’ attuale assetto della moneta unica – nell’ elaborazione della linea politica e del messaggio di fondo da trasmettere ai cittadini. Non aver fatto di questo il punto assolutamente centrale nel rapporto con l’ elettorato durante la fase di sostegno al governo Monti e poi durante la campagna elettorale ha favorito la parziale ripresa del populismo berlusconiano, nel frattempo disinvoltamente riposizionatosi su una linea anti-austerità e anti-tedesca, e l’ esplosione del voto anti-sistema di Grillo. A suo modo, una larga maggioranza degli elettori, al di là delle sue precedenti appartenenze, ha espresso la convinzione che dentro gli attuali meccanismi dell’ eurozona nessuna proposta di cambiamento avrebbe avuto la forza di affermarsi e di arrestare la tendenza alla contrazione dell’ economia italiana. In questo quadro, il sostanziale blocco delle misure di riforme della politica ha concorso a irrobustire il vento della contestazione alla politica e ai suoi costi. Questa contestazione ha raggiunto livelli tali da far perdere di vista, anche al PD, la distinzione tra la causa e l’ effetto. La cosiddetta antipolitica è stata fortemente alimentata dall’ emergere di vergognose ruberie ed episodi di corruzione, ma ha tratto origine anzitutto dalla percezione dell’ impotenza dei partiti, del Parlamento e del governo. Una percezione, peraltro, non allucinata ma reale: quella di una politica che sempre di meno è il potere di fare le cose, di trasformare la realtà, di decidere dell’ allocazione delle risorse e della risoluzione dei conflitti( tutte attività sempre meno possibili per effetto della perdita di sovranità monetaria e della progressiva espropriazione della sovranità di bilancio, man mano che la crisi dei debiti pubblici si acuisce), e sempre di più si riduce a pura rappresentazione mediatica. In un quadro in cui l’ unica funzione percepibile dei politici diventa quella di andare in televisione a parlare di cose che non sono riusciti a fare o che non si possono fare, e in cui settori crescenti della società italiana subiscono processi di impoverimento impensabili fino a qualche anno fa, il rifiuto dei costi di un’ attività avvertita come inutile perché ininfluente diventa un tema di massa e la domanda di cambiamento viene declinata in forme sempre più rabbiose e radicali. Il PD ha provato a reagire investendo sull’ apertura civica e sulla partecipazione con la sfida delle primarie per la premiership e per i parlamentari. Si è trattato di una scelta coraggiosa, che è riuscita tuttavia a dare una risposta solo‘ soggettiva’ e‘ sovrastrutturale’ a una richiesta ben più sostanziale di decisioni e riforme reali rivolta all’ intero sistema politico. Le primarie hanno prodotto un effetto positivo nell’ immediato, ma tutto è cambiato nella stretta finale, quando il PD, per la doppia ragione di aver sostenuto fino alla fine con lealtà il governo Monti e di presentarsi favorito alle elezioni su una linea di responsabilità e di un cambiamento rispettoso delle‘ compatibilità’ europee, è apparso come il soggetto più governativo e istituzionale. Il coraggio e la credibilità personale di Bersani