Documenti congresso PD 2013 Barca | Page 15

particolari. Nelle opportunità perse solo perché idee promettenti ma parziali e unilaterali non avevano l’ opportunità di confrontarsi in modo adeguato con i punti di vista di soggetti portatori di interessi, valori e competenze diversi, all’ interno di uno stesso partito: insegnanti con studenti e genitori, operai di una fabbrica inquinante con cittadini inquinati, abitanti di un’ area attraversata dalla ferrovia con gli utenti del treno, e così via. Nella mancanza di quel dialogo fra destinatari diversi dell’ azione pubblica che i partiti possono promuovere e gestire.
Mi è apparsa evidente, infine, nella scarsa attitudine dei partiti – con circoscritte eccezioni – a confrontarsi sui metodi innovativi su“ come spendere i soldi pubblici” che con la mia squadra e rete abbiamo messo sul tavolo. E nell’ impiego limitato da parte dei media, e pressoché nullo da parte dei partiti, dei dati forniti con modalità“ aperte” sullo stato di attuazione o sull’ efficacia di interventi pubblici, leva potenzialmente dirompente per stanare e incalzare una macchina pubblica arcaica.
L’ equilibrio perverso È dunque evidente che in Italia partiti Stato-centrici e macchina dello Stato arcaica ed élites che li governano vanno d’ accordo, sostenendosi reciprocamente e producendo un equilibrio perverso, di sottosviluppo: una“ fratellanza siamese … che porta al catoblepismo” 15.
Con partiti Stato-centrici associati a uno Stato arcaico, il perseguimento di beni particolari, anziché del bene pubblico, tende a diventare prevalente, anche come motivazione per iscriversi ai partiti o per rapportarsi ad essi. Partiti Stato-centrici e macchina dello Stato arcaica hanno così riportato alla luce in modo eclatante quel“ sottofondo di perplessità, di diffidenza, di ostilità e financo di radicale opposizione” ai partiti che nasce assieme all’ affermazione stessa dei partiti con le rivoluzioni
15 Si tratta dell’ espressione e del neologismo usati nel 1962 da Raffaele Mattioli per indicare il legame perverso
prodottosi in Italia alla vigilia della crisi del 1930-31 fra grandi banche italiane di credito ordinario e industria: la fratellanza siamese consistendo nella circostanza che le banche controllavano le imprese e la sopravvivenza di queste ultime era essenziale alle banche; il catoblepismo, nel fatto che le banche avevano finito per controllare se stesse. Nel nostro caso, i partiti, anziché essere controllati dai cittadini che ne fanno parte, finiscono per controllare se stessi, esercitando un controllo sullo Stato che a sua volta è a loro essenziale. Cfr. Mattioli( 1962),“ I problemi attuali del credito”, in Mondo Economico, n. 2, gennaio, anche in Villari, L.( 1972), Il capitalismo italiano del Novecento, Laterza, Bari. Sulla tesi di Mattioli cfr. Rodano, G.( 1983), Il credito all’ economia, Ricciardi, Milano-Napoli.
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