del partito i singoli eletti da presentare in un pacchetto chiuso agli elettori . La selezione dei candidati via primarie ridà un ruolo a iscritti e simpatizzanti e può produrre buone sorprese – come del resto può fare anche la qualità del leader nel selezionare il “ pacchetto di mischia ” – ma non risolve in alcun modo il problema in termini dinamici : una volta eletti , qualunque sia il modo in cui essi sono arrivati in quella posizione , il loro rapporto con il partito avrà fondamenta improprie .
Il secondo fattore di amplificazione della deriva va cercato nell ’ ortodossia della riforma del sistema politico italiano , divisa nelle soluzioni ma coesa dai primi anni ’ 90 in una convinzione : poiché i partiti funzionavano particolarmente male bisognava liberarsene .
Quando si è predicato il bipolarismo , mutuando impropriamente dall ’ economia che la concorrenza migliora l ’ efficienza , si è attribuito all ’ alternanza la dote taumaturgica di curare i partiti , mettendo da parte i temi della loro organizzazione e democrazia interna e arrivando a tollerare la deriva leader-clan anche in forme estreme e degenerate . Quando , dal lato opposto , si è preso di mira , specie con riguardo all ’ ex-PCI , l ’ organizzazione in “ gruppo dirigente ”, diluendo gli organi di governo interno , creando pletoriche assemblee , moltiplicando gli incarichi , si è favorito il modello di partito debole e inevitabilmente Stato-centrico , perché bisognoso di appoggiarsi allo Stato , di trarne legittimazione e ahimè denari . Quanto al ricorso a “ primarie ” per la elezione del leader del partito o del candidato premier 12 , esso assicura condizioni minime di “ democrazia elettiva ” rispetto a ogni forma di auto-proclamazione , ma non tocca in sé la deriva descritta . Al contrario , se non sono accompagnate da una radicale separazione fra partito e Stato e dalla ricostruzione di un rapporto continuo , teso , denso di contenuti pratici e di visione , fra un ristretto gruppo dirigente nazionale e gruppi dirigenti locali e iscritti , le “ primarie del popolo ” tendono a dare legittimità al cesarismo 13 , appagando a poco prezzo la domanda di democrazia dei cittadini , e accentuano il tratto personalistico dei partiti .
12 La distinzione fra i due ruoli e dunque la conduzione di primarie separate è chiaramente una condizione
necessaria per separare partiti e Stato , ma per tutto ciò che si è argomentato non ne è assolutamente condizione sufficiente . 13 Nella definizione della Enciclopedia Treccani leggiamo : “ regime politico il cui fondamento è costituito da un
rapporto diretto , veicolato da tecniche plebiscitarie di organizzazione del consenso , fra un leader e gli appartenenti a una comunità politica ”.
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