Dialogo n. 02-2022.web | Page 9

banca roviaria ( aperta nel marzo del 1859 ) e che tuttora costituisce uno dei riferimenti urbanistici della città , è ancora di là da venire quando Nicolò Francesco Rosmini ( 1678- 1755 ) decide di far costruire una nuova residenza per sé e per la sua famiglia . Nobile di nascita , figlio di Nicolò ( 1656-1715 ) e detentore di uno dei patrimoni più ingenti della città , occupa una posizione di rilievo nella Rovereto del primo Settecento . Laureato a Padova , sede prestigiosa e di respiro internazionale , esercita l ’ avvocatura e riveste numerose cariche pubbliche di alta responsabilità . Nel 1680 , ventiquattrenne , sposa Egelinda , figlia del barone Giulio Pizzini , da cui ha tredici figli .
Il terreno scelto per la nuova casa è in località “ al Frassem ” ( toponimo oggi dimenticato ), un arativo coltivato a vigne e alberi da frutto . Una zona che si trova all ’ esterno della città dell ’ epoca , ancora per la gran parte dentro le mura quattrocentesche ; il che spiega la posizione , oggi incomprensibile , del palazzo , fuori asse con il corso e con le linee tracciate dal restante edificato , sorti successivamente . Il contesto dell ’ epoca è ben descritto dal noto disegno che Goethe traccia nel 1786 , nel quale si vede distintamente , al centro , Palazzo Rosmini in mezzo a una campagna intensamente coltivata , con in lontananza solo il convento delle Salesiane , l ’ ospedale dei santi Rocco e Sebastiano e le case di via Paganini .
La scelta di costruire , per sé e per la propria famiglia , una grande , nuova casa sembra risalire alle fine degli anni Venti , quando Nicolò Francesco Rosmini raggiunge i cinquant ’ anni . Per la costruzione sceglie uno degli impresari più apprezzati del tempo , Bernardo Tacchi ( 1692-1772 ), capomastro di provenienza lombarda che a Rovereto sta realizzando alcuni degli interventi più in vista . Il mandato è di ricavare nel nuovo edificio , oltre agli spazi necessari per la numerosa famiglia , i locali di servizio per la gestione della casa e l ’ ufficio per le attività commerciali e finanziarie , una capiente biblioteca e un salotto per intellettuali . La dimora deve trasmettere l ’ immagine di una famiglia importante e solida , benestante senza ostentazione , colta e illuminata . La posizione scelta per l ’ edificio , oggi fuori asse rispetto alle direttrici urbanistiche , è all ’ epoca naturale e felice , allineata com ’ è alla strada che a nord conduce alla località “ al Frassem ”, e con l ’ affaccio principale , quello a sud , rivolto e centrato su uno degli accessi alla città , via Stoppani . I lavori iniziano il 16 gennaio del 1733 ; della data di conclusione non esistono testimonianze precise , ma si sa che il contratto prevede la consegna dell ’ edificio entro il tempo di due anni . Il costo pattuito è di 11.100 fiorini .
L ’ edificio è “ in isola ”, cioè libero su tutti i lati , e di forma perfettamente quadrata . Di rilievo , e nuovo per Rovereto , il grande portone alla lombarda , elaborato e complesso , in contraddizione con la relativa semplicità della facciata , in cui l ’ unica concessione decorativa è la pietra bianca delle finestre . Sopra il portone , un balcone con porta finestra sulla quale affacciano gli spazi di rappresentanza dell ’ a- bitazione . Inconsueta per Rovereto anche la scala interna , del tipo a tenaglia . La corte sul retro , tipica degli edifici rurali , all ’ epoca è rivolta ai campi di proprietà e ospita scuderie e locali agricoli .
L ’ apparato decorativo più caratteristico è a oggi localizzato al pianoterra . Nel primo ambiente , a destra dell ’ androne , il soffitto è decorato con una scena del mito di Diana e Endiomione firmata dall ’ artista Domenico Zeni di Bardolino . Alle pareti , tutta una serie di finte architet-
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