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territorio
co rimane di proprietà pubblica circa un quinto; segue un periodo di abbandono e di incuria. A partire dagli anni’ 60, su progetto del prof. Walter Larcher dell’ Università di Innsbruck e per iniziativa dell’ Azienda di Cura e Soggiorno, il parco viene riorganizzato per“ paesaggi vegetali in miniatura” e diventa Arboreto. Negli anni’ 90 il parco è nuovamente rivisitato e arricchito su progetto del Museo di Scienze Naturali di Trento, ora MUSE; viene migliorata la viabilità interna, si collocano tabelle con le caratteristiche botaniche delle varie specie presenti. L’ Arboreto diventa, unitamente al castello di Arco, importante centro per attività didattiche e di attrazione turistica.
Il nuovo Arboreto A partire dal 2023 prendono avvio i lavori di restauro, miglioramento e arricchimento dell’ Arboreto, possibili anche grazie ai fondi concessi al Comune di Arco dal PNRR. Non è questo lo spazio per illustrare le fasi lavorative complesse che hanno interessato negli anni successivi il Parco Arciducale; basti ricordare il rinnovato impianto di irrigazione, vitale per il mantenimento delle piante. Preme invece sottolineare quali sono gli esiti di questa serie interventi che, tutti si augurano, saranno apprezzati dai visitatori che si inoltreranno nel Parco con il desiderio di arricchire le proprie conoscenze. Va precisato che l’ Arboreto non è un comune parco pubblico, ma è un parco storico che porta o fa rivivere tracce di un’ epoca felice per Arco. Oltre alle piante che esistono nel Parco fin dalla sua prima realizzazione, sono state introdotte specie arboree documentate negli studi dell’ epoca, primo fra tutti“ Arco in Südtirol” di Max Kuntze. Si è voluto ricreare il“ giardino d’ inverno”
La fioritura dell’ acanto
Il cipresso di Lawson e il castello
di asburgica memoria, che vive il suo massimo splendore tra il finire della stagione fredda e l’ arrivo della primavera. L’ Arboreto presentava, prima di quest’ ultimo intervento, 150 specie di piante; ora ne sono state aggiunte ben 250, una varietà notevole, alcune delle quali poco conosciute. Naturalmente questa operazione di incremento del patrimonio arboreo dell’ Arboreto ha comportato un lavoro capillare di ricerca, di contatto con i vivaisti specializzati e anche con qualche Orto Botanico. Uno degli interventi più evidenti compiuti è stato quello della salvaguardia dell’ apparato radicale delle“ grandi piante”. Vi era il rischio infatti che il calpestio praticato dai visitatori compattasse il suolo attorno agli alberi impedendo un proficuo sviluppo delle radici. Tutt’ attorno quindi al tronco si è creata una“ zona di rispetto” con la messa a dimora di arbusti e piantine e con la pacciamatura composta da cortecce sminuzzate; questo per impedire lo sviluppo di erbe infestanti e per mantenere un adeguato grado di umidità. Attorno ai lecci nella zona vicina all’ ingresso, ad esempio, sono state poste decine e decine di piante di acanto, sia della specie molle che spinosa. Sul lato opposto numerose piante di clivia proteggono le radici di un cipresso messicano e coloreranno di fiori arancione la prossima primavera. Nella parte alta del Parco il medesimo intervento è stato compiuto attorno alla monumentale sequoia con cespugli di arancio messicano e attorno ai falsi canfori con decine e decine di iris confusa. Lungo i bordi dei vialetti vi sono inoltre numerose piante da fiore, molte con fioritura primaverile, che accompagnano il visitatore con i loro colori e profumi.
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