dialogo dicembre 2019 Dialogo_02-2019 def | Page 17

territorio corso dei secoli, si respira la presenza degli “sponsor”, ossia dei conti d’Arco, soprattutto nel ricordo del matrimonio di Odorico d’Arco con Susanna di Collalto. Ma se si osservano con attenzione le pareti si individuano decine di graffiti, molti dei quali forniscono informazioni in merito ad accadimenti ritenuti importanti ed immediata- mente annotati. Memorabile è il graffito di carattere meteorologico: «Adì primo de luio del 1506 ha fiocha su li monti». L’aula invece, con la raffigurazione della Passione di Cristo su due regi- stri, è un magnifico esempio di “Bibbia dei poveri”, dove le singole scene sono “paragrafi” di una storia illustrata, com- prensibile anche per il popolo. Questo libro rappresenta un tassello importante per cono- scere la storia di Arco, per apprezzare le testimonianze arti- stiche che la fanno bella; cogliendo questo valore, la Cassa Rurale Alto Garda ne ha sostenuto la pubblicazione. Ma è la sala che Silvia Coraiola chiama “delle Erme”, posta al primo piano, il vero gioiello del Palazzo d’Arco - Marchetti. Il fregio pittorico corre lungo tutti e quattro il lati della grande stanza. Le divinità protagoniste delle varie scene sono Cere- re, Marte, Diana e Nettuno. Diversi sono gli argomenti raffi- gurati, ovviamente in sintonia con la divinità che campeggia a metà circa della parte di fregio a lei dedicato. Anche per questi dipinti l’autrice ha saputo cogliere molte similitudini, sia nelle scene che nelle figure singole. Ma in questa sala me- ritano anche attenzione le “tabulæ pictæ”, poste fra una tra- ve e l’altra; ve ne sono alcune che sono dei piccoli, deliziosi ritratti, testimonianza di un’accurata ricerca della bellezza. Altre scene dei fregi esterni sono di difficile lettura e nella sua prefazione Ezio Chini auspica che si provveda quanto prima al loro restauro. Nella chiesa di S. Rocco a Caneve Silvia Coraiola, dopo una descrizione complessiva degli affreschi, si sofferma sulla grande scena della Crocifissione, raffigurata nell’arco santo, riscontrando evidenti parallelismi con incisioni dell’epoca. Si veda, ad esempio, la perfetta sintonia nella postura dei due ladroni con quella dei ladroni raffigurati nell’incisione di “Cristo in croce fra i due ladroni” attribuita a Battista del Moro. Nella scena delle “Donne al sepolcro” alcuni dettagli, soprattutto la figura allungata e flessuosa di una donna, av- valorano la vicinanza con l’arte del Parmigianino, ed in par- ticolare richiamano la sua incisione “La sepoltura di Cristo”. La chiesa di S. Rocco a Caneve è uno scrigno di arte sacra che merita attenzione e cura per la ricchezza di occasioni di approndimento. Nel presbiterio, modificato in parte nel Dionisio Bonmartini, chiesa di S. Rocco a Caneve, “Crocifissione” particolare “I due ladroni”; qui a lato: Battista del Moro, “Gesù in croce fra i due ladroni”, incisione; in alto: Maestro del Dado, “Un uccello informa Venere della malattia di Cupido”, incisione. Nella pagina a fianco, in alto: “Tiaso marino”, Palazzo d’Arco - Marchetti, Sala delle Erme, fregio lato sud, particolare; in basso: “Tabula picta”, volto di donna, Palazzo d’Arco Marchetti, Sala delle Erme. 17