dialogo dicembre 2019 Dialogo_02-2019 def | Page 16

territorio ARCO DIPINTA nel cinquecento Palazzo d’Arco - Marchetti e la chiesa di S. Rocco a Caneve di Romano Turrini p uò accadere a tutti di vedere un dipinto antico, un monumento, una chiesa o un castello edifica- ti qualche secolo fa e non coglierne gli aspetti più significativi ed importanti. Spesso questo atteggiamento è dato dalla frettolosità che contraddistingue il nostro si- stema di vita; talvolta manca accanto a noi un “compagno di viaggio” che richiami la nostra attenzione e curiosità. La monografia che “Il Sommolago” ha pubblicato per l’anno 2019 dal titolo “Arco dipinta nel Cinquecento, Il Palazzo d’Arco - Marchetti e la chiesa di San Rocco a Caneve” è in- nanzitutto un invito ad osservare con cura le opere d’arte di “casa nostra”. 16 Il libro è un’elaborata rivisitazione della tesi di laurea di Sil- via Coraiola di Trento nella quale l’autrice mette in evidenza come gli affreschi di Palazzo d’Arco-Marchetti e della chiesa di S. Rocco a Caneve abbiano avuto come modello ispirato- re opere e stile di artisti di fama nazionale e internazionale. La prefazione di Ezio Chini, uno dei maggiori esperti trenti- ni di storia dell’arte, traccia una sorta di itinerario storico- bibliografico di quanti negli ultimi decenni si sono occupati di questi due “luoghi dell’arte” e sottolinea la novità della ricerca compiuta da Silvia Coraiola. Questo studio avvalora la tesi che Arco ha avuto nel Rina- scimento duraturi e preziosi contatti con le principali corti dell’Italia settentrionale. Il primo capitolo del libro infatti è dedicato al clima culturale del Quattrocento e Cinquecen- to in Arco, terra di confine, che ha avuto in Nicolò d’Arco, poeta ed umanista il suo più importante esponente. La posi- zione geografica dell’archese facilitava l’osmosi fra il mondo rinascimentale dell’Italia settentrionale e quello fiorito alla corte del Clesio a Trento. Silvia Coraiola affronta la descrizione di Palazzo d’Arco - Marchetti, che lei chiama il “Palazzo di Felice d’Arco”, prendendo spunto dal nome del conte che è scolpito nello stemma che sovrasta il grandioso portale d’ingresso ver- so piazza S. Anna. Nel descrivere, ad esempio, la battaglia marina dipinta nel fregio esterno sul lato ovest (attribuita a Dionisio Bonmartini) la giovane studiosa trentina presen- ta, in parallelo, opere di Andrea Mantegna, di Raffaello e di Giulio Romano con i rispettivi collaboratori, aventi il me- desimo tema.