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notte obbligatoriamente buia , il coprifuoco e i passi cadenzati della ronda , el rebaltom dopo l ’ 8 settembre , i tedeschi con il capitano Amorth a Villa Igea , “ l ’ om dei bissi ” che spiava i movimenti dei partigiani e i morti del 28 giugno , uccisi in modo premeditato e spietato , il generale Kesserling ricoverato al San Pancrazio ; e prima la torre in alto del castello e poi il ponte sulla Sarca che saltavano in aria , e poi le bombe , tante bombe a cui togliere “ la polvere ” come per gioco , e gli americani che arrivavano con i carro armati e offrivano le “ cicche ” e le minestre liofilizzate , e i papà che tornavano dalla guerra e i figli piccoli che non li riconoscevano . Piccole storie di guerra , tassello minuscolo di una grande storia .
Ma perché queste narrazioni non rimanessero storie ad un passo dalla favola da raccontare ai nipotini , è stata svolta da Romano Turrini un ’ accurata ricerca d ’ archivio da cui sono emersi interessanti documenti che avvalorano e danno fondamento storico a quanto raccontato dagli anziani . Riguardano avvisi , circolari , indagini sui potenziali rifugi antiaerei privati prima che fossero realizzati quelli pubblici , rapporti sull ’ esito di alcuni bombardamenti , articoli di giornale , documentazione scolastica ecc . Inoltre sono state trovate alcune fotografie che aiutano ad immaginare luoghi e volti di persone citati nei racconti . Vi sono documenti , quasi tutti emanati dal Comune di Arco e o dalla Prefettura di Trento che danno , ad esempio , indicazioni precise sul comportamento da tenere in caso di bombardamento .
Immagine del ponte sulla Sarca fatto saltare in aria dai militari tedeschi il 28 aprile1945 ( Fondo Carlo Armani , MAG Riva del Garda )
Lapide collocata in via Capitelli ad Arco che ricorda l ’ uccisione del ragazzo Lino Carmellini
Ed allora la guerra , quella illustrata sui libri di storia e che sembra riguardare sempre gli altri , altre città e paesi , non casa nostra , ripercorre , grazie a questi racconti e alla documentazione presentata , anche le nostre contrade . I bombardieri alleati raffigurati in copertina , che sorvolavano il lago di Garda o la cresta innevata del monte Stivo , tornavano dopo aver colpito la valle dell ’ Adige ; il ragazzo ucciso da una raffica nemica lungo via Capitelli , i resti del ponte sulla Sarca , esito delle cariche esplosive fatte saltare dai tedeschi in ritirata , i piloti americani catturati e fucilati a Ceniga e il Pippo , questo aereo “ di disturbo ” che colpiva di notte dove scorgeva una luce ; questi alcuni dei ricordi drammatici che emergono nei racconti .
Nelle narrazioni delle anziane e degli anziani di Arco non si descrive però solo la guerra . Si ricordano i saggi durante il “ sabato fascista ”, tutti schierati in divisa a seconda dell ’ età , il mangiare semplice di molte famiglie con la “ mosa ” e i “ fregoloti ”, i piccoli incarichi che , pur bambini , assolvevano nelle famiglie dei contadini . Vengono citati toponimi ormai caduti in disuso , ma che segnano anch ’ essi un ritorno “ alle origini ”. E quindi se ad Arco ci si rifugiava al “ bus delle strie ” a Bolognano invece si cercava riparo nel “ coel del prà dei spinazeri ”. Per salire verso la frazione di Braila si
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