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banca to rilevante , che si giustifica con la volontà di dare il segno forte dell ’ apertura dello storico edificio alla frequentazione della collettività e del suo inserimento nella rete dei percorsi culturali di Rovereto .
Tra i motivi del successo della mostra , probabilmente anche il richiamo della riapertura del palazzo , che non solo per i roveretani ha costituito indubbiamente un evento molto atteso : in chi entrava a visitare la mostra si notava senz ’ altro la curiosità e l ’ ammirazione per le sale , gli affreschi , i pavimenti , il marmo , la grande scalinata d ’ entrata . E , certo , la bellezza delle opere esposte , i cui autori sono tra all ’ Esposizione annuale dell ’ Accademia di belle arti di Brera , nell ’ agosto del 1883 , dove espongono Giovanni Segantini , Andrea Malfatti , Eugenio Prati e Bartolomeo Bezzi . Ecco la laguna veneziana , dove Bezzi si trasferisce nel 1890 , lasciando Milano e partecipando all ’ organizzazione della prima Esposizione internazionale d ’ arte , la futura Biennale di Venezia . Ecco l ’ isola di Burano e l ’ esperienza di Ca ’ Pesaro dei pittori Umberto Moggioli , Luigi Pizzini e Tullio Garbari , che anticipano di qualche anno l ’ arrivo in Laguna di Attilio Lasta . Si apre così lo sguardo sulla vivacità culturale di Villa Lagarina , luogo di passaggio dell ’ antica via imperiale , dalla quale il pittore-architetto Mario Sandonà parte per Vienna . gli artisti più importanti del periodo che va all ’ incirca dalla costruzione di Palazzo Rosmini “ al Frassem ”, la prima metà del Settecento , fino agli anni Sessanta del secolo scorso . E poi la particolare , perfino inaspettata vocazione delle stanze nobili di Palazzo Rosmini “ al Frassem ” ad accogliere , nel modo più felice e naturale , una esposizione d ’ arte : qualcosa di difficile da raccontare ma di immediata percezione . Infine , l ’ idea della curatrice , Roberta Bonazza , di scegliere quale elemento ordinatore dell ’ esposizione il genius loci dell ’ edificio : le storie che si inanellano di stanza in stanza , infatti , prendono avvio dal volto di Antonio Rosmini , pronipote di Nicolò Francesco ( colui che negli anni Trenta del Settecento fece costruire il palazzo ), ritratto nel 1830 dal pittore rivano Giuseppe Craffonara . Il celebre abate filosofo apre l ’ o- rizzonte sulla città di Milano , luogo di fermento culturale da cui “ le vie dell ’ arte ” si muovono , corrono , vanno di città in città , di volto in volto . Ecco il ritratto dello scultore Andrea Malfatti a introdurre alla stanza dei trentini presenti
Ecco i vedutisti del nord Hans Lietzmann e Andreas Roth , affascinati dal lago di Garda . E , ancora , la Scuola reale elisabettina di Rovereto , fucina di talenti ; l ’ esperienza futurista di Fortunato Depero , Umberto Maganzini “ Trilucci ”, Roberto Iras Baldessari , fino alla sperimentazione poliedrica di Fausto Melotti e all ’ incontro , nell ’ ultima stanza , tra Lucio Fontana e lo scultore fra ’ Silvio Bottes , ambedue in concorso nel 1950 per il progetto della quinta porta del Duomo di Milano .
“ Il percorso della mostra è un viaggio di sola andata -spiega la curatrice- quello affrontato dagli artisti nella comune , vitale direzione dell ’ arte , intesa come esperienza di conoscenza . Le opere esposte sono le proposizioni di un discorso a più voci che dal nostro territorio si espande a scenari internazionali , seguendo le vicende di vita dei suoi protagonisti . Pittori , scultori , architetti , maestri e mecenati sono i personaggi di questa storia , una trama di percorsi individuali
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