È proprio quello che succede quando si arriva a Quinta da Comporta, dove la sensazione che si ha al primo impatto è quella di essere in un villaggio, vero, autentico, dove il rispetto della natura la fa da padrone. Sembra che sia stata la struttura ricettiva ad essersi adeguata alla natura e non il contrario. L’ architetto Miguel Cancio Martins ha voluto realizzare qui, riuscendoci appieno, un luogo che è al di sopra dello spazio e del tempo. La cifra stilistica è peraltro dominata dall’ ecoresponsabilità: i pannelli solari, il riutilizzo delle acque reflue per l’ irrigazione dei giardini e degli orti, l’ utilizzo delle biciclette elettriche ne fanno un’ oasi di pace ed anche super green. Lo stile scelto per le 73 case è ispirato ai colori ed ai materiali che in questa rigogliosa natura portoghese sono disponibili: legno, paglia, pietra conferiscono alla struttura un fascino semplice, ma di grande impatto. Le vasche ed i bagni sono completamente trasparenti, con la natura verdeggiante ad arredare in maniera prepotente le stanze. Se non siete ancora sazi e se le scelte green non vi soddisfano ancora del tutto, potrete scegliere di alloggiare in una delle quattro Pool villa, che coniugano l’ affaccio a perdita d’ occhio sulle risaie con i loro 300 mq di estensione. Sono perfette per una reunion tra amici con il plus della piscina privata.
La scelta“ local” è testimoniata dalla Oryza Spa, la piscina e le sale wellness ospitate in un vecchio fienile con vista sui campi, dove potrete farvi coccolare da prodotti esclusivi realizzati con il riso locale per una nuova frontiera di benessere all’ insegna della“ RICE Therapy”.
Quinta da Comporta non è solo attenzione al territorio, al rispetto ed alla valorizzazione della natura circostante, ma è anche un progetto di promozione artistica tutta locale. Alla portoghese Joana Vasconcelos è stata affidata la realizzazione di una installazione, mastodontica come nel suo stile, che abita il ristorante affacciato sulla piscina trasparente e sulle risaie. Valquíria Inari, questo il suo nome, trae ispirazione dalla dea giapponese Inari Okami, protettrice del riso e simbolo di prosperità. Quest’ opera, tra merletti e piccoli specchi che riflettono i colori del paesaggio, si popola al calare della sera di mille luci intermittenti, come un manto di lucciole ad illuminare uno spazio ecologicamente protetto.
Quello che invece a prima vista sembrerebbe un vecchio muro, mal intonacato, restituisce allontanandosi di qualche metro e beneficiando della distanza per uno sguardo d’ insieme, l’ immagine di una donna dal fascino semplice ed antico di una mondina con il fazzoletto a coprire il capo. È la mano di Vhils, pseudonimo di Alexandre Manuel Dias Farto, artista trentottenne portoghese che attraverso la“ distruzione” di piccole porzioni di intonaco fa emergere i suoi ritratti. Per lui distruggere è parte del processo creativo, non solo in riferimento all’ arte pittorica. Per Alexandre, lo scrittore, nell’ apporre le sue parole sul foglio, non fa altro che cancellare il bianco che sino a poco prima lo caratterizzava. L’ eroina quotidiana, scelta dall’ artista, vuole sottolineare ancora una volta l’ essenza, la tradizione di questo luogo così intrinsecamente legato alla coltura del cereale.