Cultura Oltre - 2^ numero - Febbraio 2018 rivista-cultura-oltre FEBBRAIO 2018 | Page 8
ignora, in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non
esistesse più: cosa che non si può dire delle arti. La musica è infatti oggettivazione e
immagine dell’intera volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le idee,
la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti particolari.” Nel film di
Fellini il direttore dell’orchestra deve decidere se può sorreggersi a questa idea
assoluta, – l’idea della musica, – anche se ha smesso il direttore di credere alla sua
forza. Il suono della musica non tenta di interpretare l’enigma della bellezza che
proviene dall’armonia. Nel momento in cui la fantasia liberata dalla norma del direttore
si leva davanti allo sviluppo della storia che dice, la vita non è un’argomentazione, non
è volontà per potere, ma un sogno dentro il sogno e insieme una prontezza creativa.
locandina del film
Il critico cinematografico Matteo Quadrini scriveva: «La musica come profezia. In
un’intervista rilasciata dopo Prova d’orchestra, Fellini disse che poteva vivere senza
musica. Chissà quanta verità c’è in questa frase. O quanta inconsapevole bugia.»
Poteva, ma non rinuncerà alla musica in nessuno dei suoi film; poteva, eppure il suo
sodalizio con Nino Rota è forse la collaborazione tra un regista e un compositore più
famosa e “alta” del cinema italiano.
La musica non gli era indispensabile. Vero, perché Fellini è il regista della percezione,
dell’occhio precipitato nel mondo ma con il proprio spirito, e quindi con la propria
memoria o i propri sogni, le proprie idiosincrasie e le proprie metafore. Un occhio – se
non forse “l’occhio” del Novecento – di cui è figlio e protagonista, disperso tra
psicoanalisi, avanguardie, caricature, circo, la condizione paradossale di “poeta vate”
dell’italianità e dell’esistenzialismo ma attraverso l’onirico e non con la politica o la
militanza. Regista degli occhi innanzitutto e della rielaborazione presente del ricordo.
La musica non gli era indispensabile. Falso, perché Fellini non potrebbe mai non
narrare, e non potrebbe mai non narrare senza sporgere molto di più che gli occhi, ma
spingendo la mano, il cattivo gusto, la poesia, le confessioni e le orecchie nella
direzione del mondo. Pertanto un modo così espanso di fare cinema, e così espanso
nell’intimo, doveva usare ogni cosa per tracciare il suo film e per tracciarsi, compresa
la musica. E allora riuscite a immaginare i film di Fellini senza musica?
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