Critica Massonica N. 0 - gen. 2017 | Página 25

marmorarii, quadratarii. Non dissimile il caso per la lavorazione del ferro che contemplava i ferrarii, clavarii, tignarii, legnarii, centonarii, rectores materiarum 21. I Collegia in epoca repubblicana e imperiale non erano associazioni volontariamente costituite ma costituite per legge senatoriale o imperiale e a cui era obbligatorio associarsi, se si voleva operare si doveva esserne membri. A tali associazioni di mestiere si concedevano, in cambio di corvée per pubblica utilità, degli speciali privilegi come l’ esenzione da certi obblighi pubblici, dal servizio militare e da imposte straordinarie. La regolamentazione dei rapporti tra stato e Collegia era ben precisata nell’ impero bizantino e nelle regioni italiche sotto la sua dominazione fino al IX secolo 22. Alcuni Autori latini riportano che il Collegium fabrorum aveva come ente protettore Giano e che gli si facevano sacrifici. Ciò non stupisce, la pratica di riferirsi a qualche divinità o nume era molto diffusa nelle attività sociali ed economiche in ogni epoca della cultura romana e successiva 23. Si distingueva tra gli altri il Collegium fabri tignari( corporazione dei costruttori e carpentieri) poiché istoriava orgogliosamente il proprio altare sacrificale con gli
Roma in epoca costantiniana *
strumenti della sua arte 24 ma solo come logo o marchi della propria attività, essi erano“ segni”( in senso linguistico) o emblemi e non simboli; una sorta di marchio di fabbrica in senso moderno.
I Collegia di imprenditori non erano organizzazioni a scopo religioso o sacrale ma
* L’ immagine è gentilmente concessa da http:// www. maquettes-historiques. net
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Una lista completa delle corporazioni romane è data da Waltzing J. P. nel suo monumentale Étude historique sur le corporations professionelles chez le Romains I-IV, Lovain, 1895-1900. L’ Autore enumera quarantacinque diverse corporazioni tra greche e latine; studi epigrafici più recenti ne hanno individuate altre, al proposito si vede di Marcella Chelotti Epigrafia e territorio, politica e società: temi di antichità romane, Edipuglia, 1994. Sulle corporazioni romane è anche rilevante il testo di Cameron Hawkins Roman Artisans and the Urban Economy, Cambridge University Press, 2016.
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Si ricorda che a Bisanzio Leone VI il Saggio( 866-912) con il“ Libro del Prefetto” regolamentò l’ attività e l’ organizzazione interna delle associazioni di mestiere chiamate πολιτιϰά σωματεῖα( politicà somateìa) o συστήματα( sustémata) di modo che le attività artigianali erano riunite in associazioni e l’ ammissione di nuovi artigiani era sotto controllo e accettazione di funzionari pubblici.
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Ad esempio, oggi protettori sono per gli albergatori San Giovanni Battista, i camerieri Santa Zita, i Vigili del Fuoco, gli artificieri e altri hanno Santa Barbara, gli artigiani San Giuseppe, gli autisti San Cristoforo, gli elettricisti Santa Lucia, e via dicendo.
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Jinyu Liu, Collegia Centonariorum: The Guilds of Textile Dealers in the Roman West, Brill, Leiden-Boston, 2009, p.
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