Corriere del Pane n. 1/2022 | Page 18

Massimo Grassi, direttore commerciale di Molino Grassi

«A partire da agosto abbiamo assistito ad aumenti ingenti, soprattutto del grano duro, che in pochissimo tempo è aumentato del 100%. Non

è rimasto stabile nemmeno

il grano tenero che è aumentato del 50%. Questi aumenti sono dovuti a molti motivi che vanno dalla siccità nel Nord America al gelo in altre parti del globo. Conseguentemente, le scorte mondiali sono calate a dismisura e questo ha creato un vortice che ha fatto schizzare i prezzi, grazie anche a speculazioni finanziarie. Nello stesso periodo sono aumentati tutti gli altri costi, a partire dall’energia che, in alcuni casi, è addirittura quadruplicata, ma è aumentata la logistica, la plastica, la carta e persino i concimi. In questi giorni si parla di aumentare le produzioni europee: sarebbe interessante capire fino a che punto si possa far fronte alle necessità dei singoli Paesi, ma occorre avere i piedi per terra perché – allo stato attuale – l’Italia importa almeno il 50% del grano dall’estero».

«Negli ultimi sei mesi abbiamo assistito a un repentino aumento del costo del grano tenero, non prevedibile e senza precedenti; basti pensare che mediamente il rincaro si attesta a circa il 70%. Poiché lavoriamo un prodotto base per l’alimentazione, il costo della materia prima ha un’incidenza elevata

e i nostri margini, che sono tendenzialmente bassi,

si stanno riducendo

ulteriormente. Sin dall’inizio

di questo periodo abbiamo cercato di calmierare i prezzi

delle farine, applicando gli

inevitabili aumenti in maniera molto graduale, per cercare di agevolare il più

possibile la nostra clientela. Difficile prevedere come potrà essere l’andamento da qui al nuovo raccolto; la speranza è che ci possa essere un ridimensionamento del mercato, anche alla luce dei tanti altri costi in aumento, energia elettrica in primis».

«Considerando un orizzonte temporale che abbraccia due anni e quindi dal gennaio 2020 al gennaio 2022, il prezzo del grano ha subito incrementi superiori al 60%. La tendenza ha interessato indifferentemente sia il grano di origine nazionale che quello di origine UE ed Extra Ue. Tale impatto è stato devastante per un comparto, quello molitorio, il cui costo principale è appunto rappresentato dal costo della materia prima. Situazione resa fra l’altro più critica dal contestuale incremento dei costi di voci accessorie ma di grande rilevanza quali energia (+ 400%), gasolio per autotrazione, carta (imballaggi), plastica, acciaio, e tutta una serie di commodities utilizzate in ambito industriale. Il costo della farina, inevitabilmente, ha subito incrementi tuttavia in misura non sufficiente a coprire i maggiori costi di trasformazione. A oggi, a fatica, tali incrementi di prezzo hanno superato il 20%; questa crescita ridotta è causata probabilmente da un contesto che vede operare le aziende in un mercato saturo e fortemente competitivo. Ritengo tuttavia che in assenza di un ridimensionamento delle quotazioni di grano ed energia la tendenza all’aumento dei prezzi sia destinata a continuare».

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Stefano Magri, responsabile acquisti materie prime di Molino Magri