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IN BOCCA AL LUPO
frequente e intenso, la risposta di assunzione è più forte. Nel caso italiano, nonostante le norme vigenti, gli spot che si trovano dentro, prima e dopo i programmi, sollecitano costantemente i ragazzi alla voglia di mangiare con sfumature diverse: Italia1 batte tutti per quantità complessiva, ma anche per posizionamento, perché l’85% dei suoi spot pomeridiani sono all’interno di programmi espressamente pensati per bambini, contro il 96% degli spot di Rai1, posizionati in programmi cosiddetti generalisti, ma prevalentemente pensati per un mondo adulto. Nel caso italiano dei 1256 spot di 160 prodotti alimentari analizzati, le inserzioni dei network privati sono il 77% contro il 23% della RAI. Poiché l’indagine ha considerato le tre ore pomeridiane della cosiddetta fascia protetta (16.00-19.00), sono stati monitorati anche programmi rivolti al mondo adulto, dato che Rete4, Canale 5, ma anche Rai1 e Rai2 non trasmettono nel pomeriggio una programmazione specificamente rivolta al pubblico dei più piccoli. Soltanto Italia1 e Rai3 si occupano di infanzia e di giovani in un panorama politico-culturale che continua a dibattere sulla questione dei minori e della tv, ma che di fatto spende parole più che in atti e proposte. Rispetto agli altri paesi europei, poiché in Italia è vietata la programmazione di spot all’interno di programmi rivolti ai bambini, si osserva come siano soprattutto la Germania, la Francia e l’Olanda ad avere il maggior numero di interruzioni pubblicitarie nei programmi infantili, ma è altresì vero che in Norvegia, in Svezia, in Portogallo e in Polonia nessun programma per i più giovani viene interrotto dalla pubblicità. Mentre, nonostante il divieto italiano, molti spot alimentari esaminati offrono da mangiare quando scorre un cartone animato o un programma di intrattenimento… . Ciò è tanto più vero se si pensa che la pubblicità stessa propone ai bambini la situazione che stanno vivendo, pubblicizzando un formaggino Philadelphia durante l’ascolto televisivo: nello spot si vedono infatti ragazzine che mangiano davanti alla tv! In Italia queste storie accattivanti, che durano circa 15 secondi, si rivolgono prevalentemente ad un pubblico adulto che comprerà per i più giovani l’oggetto del loro desiderio. Gli ambienti sono soprattutto quelli domestici, perchè niente da noi è più rassicurante di una casa. I dolci e le merendine hanno la meglio su tutto, anche sulla pasta che pure ci rappresenta come un’ emblema nazionale. In particolare emerge la cioccolata che spesso viene proposta come un’ottima potenzialità per crescere meglio, come foriera di energia e capace di attivare un miglioramento fisico attraverso l’energia positiva trasmessa dalla scena e l’induzione alimentare, quasi pedagogica. Il caffè batte l’orzo 4 a 1 e le vitamine e gli integratori alimentari vincono gli yogurt e ogni verdura. Di una certa entità, al pari dei latticini, figurano nel pomeriggio i prodotti farmaceutici, soprattutto quelli che fanno passare la febbre rapidamente… Tutto accade nella contemporaneità e non è necessario un gadget per fidelizzare al prodotto perché i modelli espressi dai protagonisti della storia sono il punto di forza di attrazione. Nelle relazioni il gioco vince sugli atteggiamenti solidali e sulle scelte razionali. Apparentemente ogni dinamica riferita al cibo risponde a un bisogno primario: la fame e la sete, ma anche allo svago e alla gioia del divertimento. Chi induce a mangiare è soprattutto un adulto che si relaziona ad un altro adulto e ciò evidentemente per proporre un modello di tensione verso la crescita, che costituisce il progetto più importante di ogni bambino. Quando si mangia lo spot mette in evidenza soprattutto la gioia della gratificazione, il cibo in fondo in Italia è soprattutto un piacere, mentre la seduzione all’acquisto si fonda sul divertimento. Lo scopo è quello di persuadere, più che di convincere, di rendere cioè
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