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Fino a che punto insistiamo nel ricercare l’aiuto divino per conoscerci interiormente? Abbiamo bisogno della luce divina per penetrare nelle profondità del nostro essere, per scoprire i nostri impulsi interiori, per modellare le nostre motivazioni personali, per accettarci come siamo con tutte le ferite e gli insuccessi, per riconoscere la dignità della nostra chiamata, i molti doni, forze e debolezze nascoste dentro di noi. Abbiamo bisogno di ricevere una visione spirituale, abbiamo bisogno di orientare lo sguardo verso di noi e il mondo che ci circonda con gli occhi di Cristo. Lo stesso ho sentito dire da alcuni religiosi: “abbiamo pregato abbastanza in passato, ci siamo anche sacrificati. Nonostante ciò, non cambia niente. A che serve pregare molto e sacrificarsi?”. Se i ciechi del Vangelo non avessero perseverato nel chiedere aiuto, non avrebbero ricevuto la vista. Solo dopo aver ottenuto la vista seguirono Gesù. Per seguire i passi di Cristo, per annunziare il suo messaggio di libertà e di vita in pienezza, abbiamo bisogno di una nuova visione, di una forte visione di fede. Abbiamo bisogno di luce e forza per liberarci dalle nostre vedute egoistiche e dai nostri interessi personali, per portare avanti la nostra missione, trasmessa da San Giovanni de Matha e da San Giovanni Battista della Concezione.
Che la prossima solennità del nostro Fondatore e le celebrazioni natalizie, siano un’occasione per ricevere una rinnovata effusione di luce divina e di forza nei nostri cuori e nelle nostre comunità. È possibile avere un incontro personale con Cristo più solido se perseveriamo nella supplica insistente verso il Signore, con umiltà e fiducia come i due ciechi del Vangelo. Senza dubbio alcuno, il Signore aprirà i nostri occhi e così, potremo seguirlo più da vicino con prontezza e fedeltà.
Auguro a ciascuno di voi una felice solennità di San Giovanni de Matha e un gioioso Natale.
San Giovanni de Matha e San Giovanni Battista della Concezione sono stati i mediatori e gli strumenti eletti da Dio per comunicarci l’evidente esperienza della loro conversione e della totale donazione a Cristo e al suo Vangelo. Il successo della loro vita e missione è dovuto alla continua grazia di Dio, alla quale loro risposero ininterrottamente. Nessun interesse personale, guadagno o comodità, ostacolarono la loro donazione totale. In tutte le loro riflessioni, deliberazioni e decisioni, praticavano un cosciente e permanente discernimento. Solo con l’aiuto di questa luce divina, furono capaci di percepire e accettare le loro personali debolezze umane. Nel momento in cui si manifestarono le motivazioni interiori nella loro coscienza, riconobbero le proprie fragilità e mancanze, di conseguenza, cercarono l’assistenza divina che sopraggiunse per redimerli, liberandoli dalla tirannia dell’orgoglio e dell’egoismo personali. Questo mi fa ricordare quel brano del Vangelo di San Matteo che ci parla della guarigione di due ciechi:
“Mentre uscivano da Gerico, una gran folla seguiva Gesù. Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: «Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!». La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: «Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: «Che volete che io vi faccia?». Gli risposero: «Signore, che i nostri occhi si aprano!». Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono” (Mt 20, 29-34).
insistente verso il Signore, con umiltà e fiducia come i due ciechi del Vangelo. Senza dubbio alcuno, il Signore aprirà i nostri occhi e così, potremo seguirlo più da vicino con prontezza e fedeltà.
Auguro a ciascuno di voi una felice solennità di San Giovanni de Matha e un gioioso Natale.
Fr. Jose Narlaly, osst.
Ministro Generale