Comunion Revista Comunion nº 08 - 2012 | Page 10

La pagina di Mons. Di Donna

Di Don Carmine Catalano

L’eccidio delle sorelle Porro: un massacro che fa ancora discutere

Il 7 marzo ricorre l’anniversario del famigerato eccidio delle sorelle Porro. Sono passati sessantasei anni da quel triste e violento scempio che ancor oggi inquieta le coscienze. La storia è nota e, quando accadde, in un secondo dopoguerra lacerato da devastanti sconfitte politiche ed economiche, provocò dolorosi rimorsi in tutti gli ambienti della società civile del tempo. La stampa, che provava a muovere i primi passi in una società più libera e non soffocata dalla repressione fascista, dette all’episodio una risonanza nazionale che varcò il confine del nostro Paese. Molto si parlò – e per lungo tempo – delle gravi condizioni economiche in cui versavano i braccianti andriesi e, pur mettendo a fuoco una realtà inconfutabile che nessuno potrà mai mettere in discussione, dove la miseria da una parte e le rivendicazioni politiche dall’altra le facevano da padrone, molto poco, invece, si sono analizzate le personalità delle sventurate quattro sorelle Porro, e, di tutte quelle anime che, in quella giornata, ma anche nei giorni precedenti, senza preclusione di sesso e di appartenenza sociale, hanno per un tragico disegno del destino subito lo straziante schiaffo della violenza.

Le biografie dei deceduti, sempre così superficiali e scarne, in un momento in cui il nostro Paese viveva una situazione di esasperazione a causa di una classe dirigente per metà legata al passato fascista e per l’altra metà disposta a sperimentare i principi della democrazia – tra di loro c’erano servitori dello Stato come poliziotti, carabinieri ma anche cittadini provenienti dal ceto contadino e dalla società civile –, non interessavano a nessuno. Molto si è parlato della fame e di quella consequenziale violenza che ne scaturì da parte di alcuni braccianti che, accecati dall’odio di classe, usarono le armi e cercarono la “morte” per appropriarsi di diritti sacrosanti di dignità umana ma, poco si è parlato delle individualità delle sorelle Porro che ebbero il solo peccato di far parte di un ceto sociale di privilegio. A nessuno è mai importato nulla della loro reale vita e in quale ambiente familiare fossero vissute. Una vita che pur trascorsa nell’opulenza della borghesia terriera, era fatta, più che altro, di ripetitive preghiere, di grevi silenzi, di pochi sfarzi e di sogni repressi e mai realizzati.

Fu un destino ingiusto il loro, come lo fu per migliaia e migliaia di donne del nostro Paese. Delle quattro sorelle, solo Stefania, quasi quarantenne, lasciò il nubilato, mentre Luisa, Vincenzina e Carolina, non ebbero modo di maritarsi e, pertanto, non realizzarono quel sogno che ogni donna, in special modo in quel periodo storico, voleva sperimentare. Si impegnarono nei lavori domestici, nell’ago e nel cucito e, più che altro nella preghiera. Le loro uscite quotidiane prevedevano soltanto le visite al cimitero o alla vicina San Francesco che da più generazioni era la chiesa dei loro antenati. Devote e pie, fu per loro naturale appoggiare gli

Per approfondimenti, contattare:

Don Carmine Catalano,

sacerdote diocesano, presso Parrocchia

“S. Francesco d’Assisi”

Via S. Francesco, 6

70031 Andria (Italia)

Tel. 329-4388999

e-mail: [email protected]

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