IL PRODOTTO NON CREA DI PER SÉ EFFICIENZA ENERGETICA, LA CREA SE È INTEGRATO IN UN PROGETTO CHE DÀ MODO ALLE MACCHINE E DI ESSERE EFFICIENTI E AGLI ELEMENTI A MONTE E A VALLE DI COLLABORARE A QUESTA EFFICIENZA
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Ma l’ integrazione con sorgenti rinnovabili in forma di autoproduzione non risolve questa dipendenza?“ Sì, però dovrebbe essere proprio nella fattispecie un’ autoproduzione e un autoconsumo senza essere connessi alla rete, ma siccome gli impianti poi sono sempre connessi alla rete il problema rimane. E la soluzione delle batterie di accumulo di energia elettrica non è ad oggi praticabile, perché hanno costi che o sono incentivati o sono improponibili.“ Siamo in una situazione difficile, da cui si esce soltanto – a mio personale avviso- con una revisione pressoché globale dell’ impostazione. Innanzitutto, cambiando la direzione degli incentivi, come dicevo, e orientandola alla riqualificazione del patrimonio edilizio non solo privato, ma soprattutto pubblico, perché gli investimenti potrebbero essere tenuti molto meglio sotto controllo anche da parte degli asseveratori; in secondo luogo modificando la tempistica dell’ erogazione e favorendo una maggiore accuratezza con tempi più ampi, perché la fretta, la velocità non si accompagnano mai con un lavoro ben fatto”.
E con un approccio più strutturale e meno“ di prodotto”?“ Questo è un capitolo importantissimo della questione: il prodotto non crea di per sé efficienza energetica, la crea se è integrato in un progetto che dà modo alle macchine e di essere efficienti e agli elementi a monte e a valle di collaborare a questa efficienza: pannelli fotovoltaici, pannelli solari, batterie e accumuli, coibentazione sono altrettanti pezzi di un puzzle che deve essere organico fin dalla sua ideazione, non possono essere parti giustapposte e non adeguatamente correlate, perché l’ esito è inefficiente e questo è visibile nelle realizzazioni attuali del Superbonus, che molti utenti lamentano essere non così vantaggiose nell’ esercizio rispetto alle“ vecchie” soluzioni a caldaia”.
Questo comporta un forte coordinamento e un ruolo più“ forte” del progetto, giusto?“ Al di là di ogni teoria stanno le esperienze reali: la necessità di un controllo e di un coordinamento fra le varie componenti dei lavori determina che progettazione ed esecuzione siano estremamente sinergiche, in un sistema di rete simile a quello messo a punto in Alto Adige con CasaClima, dove si è riusciti a creare sinergia tra progettisti, installatori, imprese edili, soggetti asseveratori. Un esempio a mio avviso virtuoso perché hanno generato dal punto di vista culturale un metodo che va a favore della riqualificazione energetica fatta come si deve non solo dal progettista, non solo dal dall’ impresa edile, non solo dall’ impiantista termoidraulico, ma da una rete di persone che hanno modo di ragionare, comune, condiviso. Un approccio che non procede per elementi accostati, ma appunto mette al centro la necessità di imparare a lavorare assieme, per ottenere il risultato”.
Anche perché l’ EPBD ci impone di ragionare in questo modo.“ Ce lo impone giustamente, perché se l’ edificio è un prodotto che ha un ciclo di vita in cui i singoli elementi come l’ impianto di riscaldamento e raffrescamento sono fattori da considerare per il loro costo iniziale, per il loro co-
IL PRODOTTO NON CREA DI PER SÉ EFFICIENZA ENERGETICA, LA CREA SE È INTEGRATO IN UN PROGETTO CHE DÀ MODO ALLE MACCHINE E DI ESSERE EFFICIENTI E AGLI ELEMENTI A MONTE E A VALLE DI COLLABORARE A QUESTA EFFICIENZA
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