SMART CITY E SMART LAND
L’articolo illustra la metodologia dell’overlay
mapping, poi ripercorre velocemente l’evo-
luzione degli strumenti GIS fino a illustrarne i
limiti attuali. Infine si descrivono i due esempi
di utilizzo che si stanno testando all’interno
del progetto B.h.EN.E.F.I.T.
Negli anni Sessanta l’architetto paesaggista
Ian L. Mc Harg, impegnato a studiare il modo
migliore per progettare nuove autostrade
nuocendo il meno possibile alla conservazio-
ne del patrimonio naturale e della biodiversi-
tà, mise a punto un’analisi di idoneità tramite
una tecnica di sovrapposizione di mappature
tematiche che denominò “overlay mapping”.
Il metodo consiste nell’identificare i valori (sto-
rici, idrologici, panoramici, ricreativi, residen-
ziali, faunistici, forestali, istituzionali) dell’area
interessata e redigere per ciascuno una car-
ta, su supporto trasparente, in tonalità di gri-
gio che rappresentino il grado di importanza
di ogni area in relazione al costo sociale in
oggetto. Più scuro è il tono del retino, più alto
è il costo (economico, sociale, ambientale) in
quell’area. Sovrapponendo le diverse carte si
ottiene un elaborato che contiene tutti i co-
sti sociali e che consente di vedere dove nel
territorio alcuni fenomeni si concentrano. Nel
caso applicativo di Mc Harg, emerge dove il
tracciato dell’autostrada avrebbe provocato
maggiori danno e quali valori avrebbe distrut-
to (campiture più scure = maggior costo so-
ciale) e dove sarebbe invece stato possibile
arrecare il minor danno (colori più chiari = mi-
nor costo sociale). La metodologia di “map
layering” di Mc Harg permette di misurare,
mappare, monitorare e modellare il territorio.
In quegli stessi anni, in Nord America pia-
nificatori e informatici stavano indagando
le possibilità di utilizzare gli elaboratori elet-
tronici per le analisi geografiche. Le due ini-
ziative principali, cui si attribuisce la nascita
dei GIS, furono lo sviluppo di un software
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commerciale negli Harvard Laboratory for
Computer Graphics and Spatial Analysis e il
Canada Geographic Information System. Le
metodologie alla base di queste esperienze
erano valide e innovative, ma le tecnologie
informatiche non erano ancora pienamente
in grado di supportarle. Fu solo negli anni
Settanta che venne prodotto il primo vero
software GIS commerciale, ODYSSEY, che
introduceva il concetto di struttura topolo-
gica di dati e acquisiva il concetto di overlay
mapping di Ian L. Mc Harg.
In Italia il GIS è arrivato negli anni Novanta
(Provincia di Bologna 1994) e sta vivendo in
questi anni un momento di forte sviluppo: la
maggior parte dei Ministeri, delle Regioni e
delle Provincie italiane sono forniti di Sistemi
Informativi Territoriali e sono state implemen-
tate importanti banche dati geografiche.
Gli strumenti GIS sono progettati per riceve-
re, immagazzinare, elaborare, analizzare, ge-
stire e rappresentare dati di tipo geografico.
Questi sistemi consentono di associare dati
e caratteristiche ad un luogo fisico preciso
(georeferenziazione) si ha così “la possibilità
di integrare i risultati delle comuni operazioni
su database, come interrogazioni e indagi-
ni statistiche, ai benefici di visualizzazione e
analisi geografica offerti da carte interattive”
(Garau, 2013). In questo modo diventa pos-
sibile integrare informazioni da diverse disci-
pline così da supportare nelle decisioni chi è
preposto al governo del territorio o ad altre
attività inerenti.
Il processo di overlay mapping non è esclu-
sivo del GIS: anche i sistemi CAD, ad esem-
pio, supportano la sovrapposizione di layer.
Ciò che è tipico del GIS, e molto impor-
tante nell’overlay mapping, è la capacità di
generare nuovi dati come prodotto di layer
esistenti. Per fare un esempio si può citare
l’interessante esperienza nata dalla collabo-