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contenenti numerose soluzioni per favorire
la presenza del verde in città. Si tratta di
facciate e coperture verdi (e bianche, i cool
roof), di vie alberate, di green infrastructure,
di aree da depavimentare e altro ancora.
Oltreoceano, una delle esperienze più
antiche è quella della città di Chicago,
che sta attuando il progetto “True nature
food’s rooftop victory garden” in uno dei
quartieri della città. Stesso interesse in
Canada, dove a Toronto la municipalità
locale ha adottato un provvedimento che
prevede che il 50 per cento dei tetti delle
nuove costruzioni venga ricoperto da verde
intensivo, mentre l’associazione “Green
Roofs for healty cities” ha stimato in circa
300 mila i metri quadrati di tetti inerbiti oggi
presenti in città.
Ma le superfici pensili orizzontali inerbite
hanno contagiato, da tempo, anche
l’architettura internazionale. È di un quarto
13
di secolo fa, infatti, la realizzazione, a
Bonn, in Germania, della copertura verde
dell’Art and Exhibition Hall: un imponente
edificio che ospita teatri, mostre e concerti.
É invece del 1998 la realizzazione del primo
tetto verde della storia dell’architettura
moderna mondiale: si tratta della sede del
parlamento di Canberra, in Australia. Più
recentemente, è toccato a Renzo Piano
misurarsi con il tema dei tetti orizzontali
verdi con la sua California Academy of
Sciences di San Francisco, realizzata una
decina di anni fa. Infine, anche la sede
della Singapore Art School a Singapore
ha deciso di fare i conti con il tema delle
coperture verdi.
È di pochi giorni fa, infine, la notizia che
anche Parigi vuole dare vita a un progetto
ambizioso: costruire, entro il 2020, 100
ettari di prati e boschi sui tetti e sulle
superfici esterne degli edifici della città: