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Francesco Coco, Procuratore generale della Repubblica di Genova affronta con forza ed integrità il ricatto terroristico delle Brigate Rosse che avevano sequestrato il collega sostituto Procuratore della Repubblica Mario Sossi. Durante il suo sequestro, la Corte d’Assise di Appello di Genova concede la libertà ad alcuni detenuti subordinandone la scarcerazione alla condizione di effettiva integrità fisica del magistrato Sossi. All'atto della liberazione dell'ostaggio si constata che al magistrato sono state inflitte varie lesioni, tra cui anche la frattura di una costola. Il dr. Coco impugna di conseguenza per cassazione l’ordinanza di scarcerazione ottenendone l’annullamento. Viene ucciso l’8 giugno 1976 insieme alla scorta: Giovanni Saponara e Antioco Deiana Genova 8 giugno 1976: due commando composti da 3 e 2 uomini armati di pistole compiono la strage agendo separatamente, ma simultaneamente. Il primo gruppo spara al giudice Coco nei pressi della sua abitazione, uccidendolo insieme all’agente di scorta Giovanni Saponara. Poco distante, il secondo gruppo spara all’autista del magistrato che lo sta aspettando: l’appuntato dei carabinieri Antioco Dejana muore seduto al posto di guida. COCO Massimo Coco, figlio di Francesco: «Qualche volta mi sembra che questo essere vittime del terrori- smo, questa sorta di neonata categoria, di cui malvolentieri e senza mia scelta faccio parte, generi quasi fastidio. Sembra quasi che si abbia timore delle nostre richieste, o forse del nostro dolore. Sarebbe più facile per tutti far scendere una cappa di oblio, dimen- ticare, andare avanti. Noi, invece, ricordiamo sempre tutto. Questa è la nostra pena e la loro dannazione ». (da I silenzi degli innocenti) ESPOSITO La moglie di Antonio Esposito, Anna Musso: «La sera precedente l’agguato forse Antonio ebbe un tragico presen- timento, il giorno dopo sarebbe ricominciato a Torino il processo contro il nucleo storico dei brigatisti: “Temo che vogliano celebrare a modo loro l’avvenimento…”, mi disse con tono preoccupato. Forse non pensava a se stesso, ma era tubato. Cercai di sdrammatizzare, gli dissi che anche i terroristi andavano in vacanza. E ripensai alle nostra vacanze: era tutto pronto, una settimana più tardi saremmo partiti con i nostri bambini per il mare. Avevamo prenotato una vil- letta sull’Adriatico, dove ci avrebbero raggiunto anche le sorelle. Dopo la tragedia venne a casa il direttore dell’agenzia dove avevamo prenotato la vacanza per restituirmi i soldi; lo ritenni un gesto di grande solidarietà e onestà». (da Terrorismo. L’altra storia) ROSSA Sabina Rossa, figlia di Guido: «Mio padre era un alpinista che non amava molto il suo ambiente. L’ho scoperto leggendo una lunga lettera scritta a un suo amico all’inizio degli anni ’70, e che io ho recupe- rato: “Da parecchi anni, mi ritrovo sempre più spesso a predica- re, agli amici che mi sono vicini, l’assoluta necessità di tro- vare un valido interesse nell’esistenza, un interesse che si contrapponga a quello quasi inutile (e non nascondiamo- celo, forse anche a noi stessi) dell’andar sui sassi. Che ci liberi dal vizio di quella droga che da troppi anni ci fa so- gnare e credere semidei o superuomini chiusi nel nostro solidale egoismo, unici abitanti di un pianeta senza proble- mi sociali, fatto di lisce e sterili pareti, sul quale possiamo misurare il nostro orgoglio virile, il nostro coraggio (...) dove per un attimo o per sempre possiamo dimenticare di essere gli abitanti di un mondo colmo di soprusi e di ingiu- stizie (…). Ma probabilmente queste prediche le rivolgo so- prattutto a me stesso, perché, anche se fin dall’età della ragione l’amore per la giustizia sociale e per i diritti dell’uomo sono stati in me il motivo dominante, sino ad ora ho speso pochissimo delle mie forze per attuare qual- cosa di buono in questo senso (…)”. Con quella lettera, papà ruppe i suoi rapporti con l’ambiente dell’alpinismo e annunciò l’inizio di una nuova vita, segnata dall’impegno politico-sindacale, a cui dedicò tutto il suo tempo e tutte le sue energie». Ucciso la mattina del 25 gennaio 1979, Guido Rossa aveva scoperto e denunciato un ‘postino’ delle Br all’interno della sua fabbrica, l’Italsider di Genova, dove era delegato sindacale iscritto al PCI «Nelle ore immediatamente dopo l’attentato (…) io trascorsi gran parte di quel pomeriggio seduta sul bordo della vasca da bagno, in compagnia di mio zio, fratello di mio padre, e del mio padrino di battesimo. Non volevo più uscire da lì. Mi rifiutavo di credere che papà fosse stato davvero ucciso. Non volevo che ci fossero i funerali, tantomeno di Stato. E sostenevo con forza le mie ragioni. Ricordo un breve ma intenso incontro con l’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, davanti ai cancelli dell’Italsider, a Cornigliano. Lui colse pienamente la mia situazione psicolo- gica ed emotiva di quei giorni. Disse in un’intervista: “ Ho visto la vedova, i familiari angosciati, ma specialmente colpisce la figlia che si rifiuta, si ribella ad accettare questa morte. Non ha una lacrima, nulla, ma il dolore più lanci- nante ce l’ha nell’anima ”». (da Guido Rossa, mio padre) Luigi CALABRESI commissario capo, a Milano il Antonio FERRARO, carabiniere Donato POVEROMO, carabiniere scelto e Franco DONGIOVANNI, brigadiere dei CC a Peteano (Gorizia) 17.05 31.05 1972 17.02 1° Governo Andreotti. Coalizione: monocolore DC 13.03 A Milano si apre il XIII congresso del PCI. Enrico Berlinguer è eletto segretario del partito 08.05 VI Legislatura della Repubblica italiana 26.05 URSS: A Mosca il presidente statunitense Richard Nixon e il segretario generale del Partito comunista sovietico Leonid Breznev firmano il SALT 1 26.06 05.09 Germa- nia: 09.11 2° Governo Andreotti. Coalizione: DC, PSDI, PLI ‘Massacro di Monaco’: un commando di terroristi palestinesi irrompe nel villaggio olimpico della squadra israeliana Francesco De Martino è il nuovo segretario del PSI 14.12 Germania Ovest: 15.12 Entra in vigore il decreto che Willy Brandt, permette l'obiezione socialdemocratico, di coscienza al viene eletto servizio militare cancelliere