catalogo anni di piombo 69780676-catalogo-anni-di-piombo-b | Page 24

I C’è chi: - attende ancora i risarcimenti dallo Stato - aspetta gli vengano pagate le cure per le ferite che si porta addosso da decenni - ha la sensazione che gli si nascondano i particolari di quel giorno, che si coprano responsabilità e connivenze - vede gli assassini di un padre, un fratello, un figlio, una moglie o un marito parlare nelle università, in televisione, ai convegni. Vede gli ex terroristi assunti da enti pubblici, cioè da quelle stesse istituzioni che volevano sovvertire e distruggere. In alcuni casi sono ora ‘colleghi’ di quelli che li hanno feriti e offesi. - si sente dimenticato, messo da parte, perdente GLOSSARIO La sindrome da stress post traumatico «Ai sopravvissuti e a moltissimi familiari delle vittime – il 100% secondo alcune ri- cerche condotte dell’Università di Siena – viene diagnosticato un disturbo post- traumatico da stress, con una serie di problematiche psichiatriche e patologiche connesse: fenomeni di straniamento, mancanza di socializzazione o fobie che por- tano le vittime a vivere come dei carcerati. Tutte problematiche che impediscono di condurre un’esistenza normale e serena che, purtroppo, lo Stato non riconosce» (da I silenzi degli innocenti) È questo il nome della patologia che spesso si impossessa di chi ha visto la morte in faccia: la stessa malattia dei sopravvissuti dei lager nazisti, dei reduci della guerra nel Golfo e delle missioni in Iraq ed Afghanistan. Le vittime colpevoli «Le vittime sono ingombranti. Gli studiosi delle forme di violenza politica conoscono bene la tendenza dell’opinione pubblica a criminalizzare la vittima, per rassicurarsi ed esorcizzare il pericolo, convincendosi che in fondo la vittima qualche cosa deve pur aver fatto per meritarsi la violenza. È questo uno dei principali effetti psicologi- ci che intende ottenere il terrorismo, secondo un meccanismo già largamente speri- mentato dallo squadrismo fascista e ora sistematicamente applicato dal terrorismo rosso e nero». (Angelo Ventura al Convegno del 1986 a Torino) Roberto Della Rocca: «I veri prigionieri siamo noi. La comunità delle vittime ha pagato un prezzo quotidiano, restando imprigionata nelle proprie diffi- coltà, paure, lacrime». (da Obbiettivi quasi sbagliati) La minorità mediatica delle vittime «La disparità di trattamento tra chi uccise e chi venne ucciso è irreparabile, conti- nua negli anni aggravata dal fatto che chi allora uccise scrive memorie, viene inter- vistato dalle dalla tivù, partecipa a qualche film, occupa posti di responsabilità, mentre alla vedova di un appuntato nessuno va a chiedere come vive da allora senza marito, se ci sono figli che hanno avuto un’infanzia da orfani, se il tempo tra- scorso ha chiuso le ferite, il rimpianto, il dolore». (da Spingendo la notte più in là) «In questi ultimi tempi è in corso una ‘revisione’ degli Anni Settanta. Molti di quanti parteciparono in gioventù alla terribile stagione degli “anni di piombo”, non tanto come autori di efferatezze, ma in funzione di coro politico che si esprimeva in favore di politiche estremiste, oggi occupano posizioni di rilievo in ogni settore della socie- tà. Da questa posizione privilegiata sono tentati di stravolgere il senso storico di un triste tempo di violenza e di eversione. (…) Ci rendiamo conto che è difficile guardare in faccia una stagione non onorevole della propria giovinezza; è una realtà che sarebbe comprensibile superare ricono- scendone apertamente la negatività e gli errori. È invece terribilmente sgradevole ascoltare oggi nuove interpretazioni che nella realtà tendono a cambiare i fatti e il loro incontrovertibile significato». (intervento di Maurizio Puddu alla I Giornata Europea delle Vittime del Terrorismo) Il 23 marzo 2006, l’Azienda ospedaliera dell’Università di Siena, aderendo alla proposta dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, ha istituito l’”Osservatorio nazionale” a cui possono rivolgersi le vittime, presso il dipartimento di Neuroscienze Il bisogno di verità: una stagione che non si consegna alla storia «Non sembra ancora possibile, in quanto troppe verità mancano, troppe re- sponsabilità non sono state accertate, molti attendono ancora giustizia e il di- battito resta inquinato dalle convenienze e dalle autodifese, anche quelle generazionali». «I terroristi in carcere sono ormai pochi (…). È diffusa la sensazione che ab- biano goduto dei benefici di legge e siano usciti senza dare fino in fondo un contributo alla verità. Lo Stato avrebbe dovuto scambiare la libertà anticipa- ta con un netto impegno alla chiarezza e alla definizione delle responsabilità». (da Spingendo la notte più in là) Il segreto di Stato «La democrazia, che pure persegue l’ideale di una trasparenza assoluta, non è mai riuscita a eliminare una sfera di “invisibilità”, destinata a durare nel tempo trasformandosi in “indicibilità”. È questo il nodo dell’ampiezza del se- greto di Stato e della sua durata. Ci può essere un segreto molto grande, ma che dura poco, o un segreto molto piccolo ma destinato a durare nel tempo. In Italia, il segreto ha finito per degenerare nella patologia proprio perché la specificità italiana della situazione politica faceva sì che una serie di fatti non potessero essere resi noti in Parlamento. Nel momento in cui, infatti, fossero stati resi noti al Parlamento, sarebbero stati conosciuti dal PCI e quindi auto- maticamente dall’URSS». (da Segreto di Stato) La mancata condanna unanime delle violenza «I terroristi non sono stati sconfessati come assassini ma troppo spesso de- scritti come dei perdenti, persone che hanno fatto una battaglia ideale ma non sono riusciti a vincere. In questo modo però sono loro a diventare dei modelli. E le inchieste sugli ultimi epigoni del brigatismo, annata 2007, dimo- strano una cosa con chiarezza: che ci sono ancora messaggi capaci di passare alle nuove generazioni». (da Spingendo la notte più in là) «Molti intellettuali allora sposarono lo slogan “né con lo Stato né contro lo Stato”. Abdicarono a se stessi, alla loro funzione: si lavarono le mani del loro compito di guida, di orientamento della società italiana. Leonardo Scoscia si lamentò che non si erano sforzati di “interpretare i fatti, di coglierene le impli- cazioni remote e di scorgerne le conseguenze possibili». (di Maurizio Puddu, da Brigate Rosse Ieri e Oggi) La dittatura della testimonianza «La memorialistica gode inoltre dello sgradevole privilegio che il “testimone integrale”, Aldo Moro, non può più dire la sua, poiché non è sopravvissuto al baratro in cui è stato gettato e ha così perduto per sempre il diritto alla parola. Perciò i suoi carcerieri di ieri possono continuare a tenerlo prigioniero oggi attraverso un uso strumentale della memoria. Un uso necessariamente funzionale ai bisogni attuali (giudiziari, politici, morali, psicologici, religiosi) di uomini liberi o in cerca di libertà, ma non alla ricostruzione storica di quanto avvenne, di un passato sul quale continuano a esercitare una monopolistica e paradossale dittatura della testimonianza». (da Lettere dalla prigionia) Giuseppe FURCI, Enrico GALVALIGI, Luigi MARANGONI, Luigi CARBONE, brigadiere P.S., Sebastiano VINCI, Luigi CARLUCCIO, direttore sanitario carcere, generale CC, direttore Sanitario, Mario CANCELLO, autista, vice Questore, brigadiere CC, a Roma il a Roma il a Milano il a Napoli il a Roma il a Como il Alfio ZAPPALÀ, Luigi MARONESE, carabiniere e Raffaele CINOTTI, Antonio FRASCA, Giuseppe TALIERCIO, guardia giurata, Enea CODOTTO, appuntato CC agente di custodia, addetto sicurezza, dirigente industriale, a Zinasco (PV) il a Padova il a Roma il a Settimo Milanese il a Mestra (VE) il 01.12 31.12 17.02 27.04 19.06 15.07 18.12 05.02 07.04 03.06 06.07 1980 1981 23.11 Terremoto in Irpinia 01.01 Europa: 17.03 La Grecia entra nella CEE Scoperta in Italia la loggia massonica deviata P2 10.05 Francia: 28.06 7.08 François Mitterrand è eletto presidente della repubblica francese 1° Governo Spadolini Coalizione: DC, PSI, PSDI, PRI e PLI Il Consiglio dei Ministri decide di installare l'unica base italiana di euromissili ‘Cruise’ a Comiso (Ragusa)