Attualità Mercato auto
La competitività dei listini delle cinesi, come la MG, spinge le vendite in Italia
bilmente inferiori rispetto al passato. A partire dal 2019, mentre il PIL mondiale ha iniziato una lenta ma costante ripresa, la produzione di autoveicoli ha subito un declino marcato e duraturo, consolidato da fattori come la carenza globale di semiconduttori e le forti tensioni sulle catene logistiche internazionali. Le proiezioni al 2030 indicano un tasso di crescita mondiale di appena + 0,2 %.
LE GEOGRAFIE DELLA DOMANDA Lo studio mette in luce un’ importante ridefinizione delle leadership geografiche. Se nel periodo 2001- 2017 l’ Asia( e in particolare la Cina) ha guidato la crescita globale del settore auto, oggi lo scenario è cambiato: per il periodo 2017-2030 si prevede una sostanziale stagnazione in Cina(+ 0,3 %) e un declino nei mercati maturi come Europa(-0,6 %), Nord America(-0,4 %), Giappone e Corea(-1,2 %). Al contrario, emergono nuove aree di potenziale espansione come l’ Asia Meridionale(+ 2,7 % di CAGR) e il Sud America(+ 1,5 %), che potrebbero diventare i nuovi motori della domanda grazie all’ urbanizzazione crescente e al miglioramento delle condizioni economiche locali. Secondo le stime, entro il 2028 l’ Europa accumulerà un divario di circa 15 milioni di veicoli rispetto alle previsioni fatte nel 2022. Il Nord America segue un trend analogo, con uno scarto negativo di 7,5 milioni di unità. Queste cifre testimoniano un rallentamento strutturale della domanda che rischia di compromettere la sostenibilità di molti costruttori, specialmente quelli con maggiore esposizione su questi mercati.
DAZI: LA NUOVA GEOECONOMIA A complicare ulteriormente lo scenario si aggiungono le tensioni commerciali tra grandi blocchi economici che stanno portando a un uso sempre più aggressivo dei dazi come strumento di politica industriale. Le Case tedesche sono tra le più esposte, con circa metà dei propri volumi a rischio: devono affrontare contemporaneamente la stagnazione in Europa, la perdita di slancio in Cina e le barriere doganali imposte dagli Stati Uniti. Per i costruttori giapponesi e coreani il problema riguarda soprattutto il mercato americano, dove sono fortemente presenti ma vulnerabili ai dazi. Gli Stati Uniti stanno tentando di recuperare terreno industriale dopo un declino decennale della manifattura. Tra il 1947 e il 2023, l’ occupazione manifatturiera è crollata dal 30 all’ 8 % della forza lavoro, mentre il contributo della manifattura al PIL è sceso dal 25 al 10 %. In parallelo, la Cina ha assunto un ruolo dominante nella produzione globale, controllando oltre la metà della produzione mondiale di acciaio e di navi nel 2023.
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