SQUILIBRIO DELLE IMPORTAZIONI Nel 2024 gli Stati Uniti sono il primo mercato importatore di veicoli leggeri con circa 5 milioni di unità, il 23 % del loro fabbisogno interno. Seguono l’ Europa( oltre 4 milioni) e il Medio Oriente. Di contro, Cina e Giappone sono quasi completamente autosufficienti. Le importazioni americane provengono in gran parte da marchi asiatici, in particolare Toyota, Hyundai e Kia, mentre le Case cinesi sono praticamente assenti, rendendo i dazi contro la Cina poco impattanti per il settore auto. Le marche più colpite dai dazi potrebbero essere quelle giapponesi e coreane, che hanno una quota importante delle vendite globali realizzate negli Stati Uniti. Tuttavia, molte delle Case asiatiche hanno già localizzato parte della produzione negli USA, attenuando l’ effetto delle barriere commerciali.
ITALIA: L’ AUTO RESTA CENTRALE Nel nostro Paese, la consueta indagine Aniasa- Bain & Company sulle abitudini di mobilità evidenzia un deciso ritorno all’ uso dell’ auto privata come mezzo principale per gli spostamenti. Tuttavia, questo non si traduce in un aumento delle vendite di nuove vetture ma in una crescita dell’ usato, a testimonianza del disorientamento causato da normative complesse e prezzi in continuo aumento.
EFFETTI SUL PARCO CIRCOLANTE L’ effetto diretto è un parco circolante che invecchia rapidamente. Il prezzo resta il fattore discriminante, tanto da rappresentare il primo motivo( 35 %) per l’ acquisto di modelli cinesi o asiatici. Nel primo trimestre del 2025 le ibride raggiungono il 50 % del mercato, mentre le BEV restano ferme al 5 % soprattutto tra i privati e nel Mezzogiorno, con una penetrazione reale sotto il 5 %. L’ auto elettrica mostra timidi
La bassa saturazione della produzione europea è un problema
segnali di ripresa, ma il trend positivo riguarda solo le compatte, mentre le vetture di fascia alta restano stagnanti. La sostituzione del diesel, ormai quasi scomparso, non ha prodotto benefici sulle emissioni medie di CO 2 che rimangono oltre i 115 g / km, superiori anche ai livelli del 2015. A livello europeo, la diffusione delle BEV resta piatta da oltre tre anni, nonostante l’ incremento della rete di ricarica. Il mercato risponde alla pressione normativa non con l’ elettrico ma con le ibride, segno di una transizione ancora fragile e guidata più dall’ offerta che da una domanda realmente convinta.
I COMMENTI DI ANIASA E BAIN & COMPANY « L’ industria automobilistica europea si trova dunque, come evidenziato dallo studio, di fronte a un bivio. La combinazione tra vincoli normativi stringenti( soprattutto sulla transizione elettrica), domanda stagnante e instabilità geopolitica impone un profondo ripensamento. La frammentazione dell’ offerta, la bassa saturazione degli impianti e l’ assenza di una visione unitaria minacciano la competitività del continente nel medio periodo », ha commentato il Presidente di Aniasa, Alberto Viano, a margine della presentazione. « Il settore è oggi chiamato a confrontarsi con una realtà in profondo cambiamento: la stagnazione della domanda, le trasformazioni tecnologiche e le tensioni geopolitiche impongono un cambio di paradigma. Il comparto automotive non può più contare sulla crescita come driver naturale. In questo contesto, solo chi saprà ripensare la propria presenza geografica, rivedere la catena del valore e investire in flessibilità potrà restare competitivo nel medio-lungo termine. L’ Europa, in particolare, deve ridefinire con decisione e coraggio il proprio ruolo industriale », conclude Gianluca Di Loreto, partner e Responsabile italiano automotive di Bain & Company.
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