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tanto meno da diritti, privilegi, arroganze o vendette. Piuttosto, essa si identifica nell’accoglienza della verità come un dono e quindi sempre come una scelta libera e gratuita, come un’offerta, un servizio, un amore senza condizioni. Infatti la realtà è sempre slancio verso tutto quanto è vitale, unita al disincanto che è generato dalla fatica di cui ogni gesto e ogni scelta sono intrisi! C’è chi, di fronte a tutto ciò, descrive il contesto in cui viviamo come segnato inesorabilmente da un relativismo diffuso e controproducente. C’è del vero in questo giudizio. Tuttavia ci pare di intuire che esiste anche un “relativismo positivo”: proprio la complessità dei nostri vissuti infatti, ci fa toccare con mano che la verità delle cose, delle scelte, delle situazioni è sempre oltre, e che ogni realtà o avvenimento visti, conosciuti, sperimentati, rimandano al Mistero nemico dei pregiudizi e dei luoghi comuni e che persino alle parole sottrae l’immediatezza del loro significato. Così che se oggi si dice qualcosa non significa che tutti intendano la medesima cosa… C’è quindi bisogno di spazi, di ambiti di quiete e di ricerca, di infinita pazienza, di empatia. I Classici affermavano che le vere opere d’arte sono “sin-cere”, ossia sine- cera, senza cioè il bisogno di nascondere col restauro della cera le loro crepe dovute all’usura e al degrado del tempo. Come a dire che se qualcosa è veramente bella non ha bisogno di ritocchi, né di maschere, ma la sua bellezza emerge in sé e per sé, anche e proprio attraverso i molteplici condizionamenti esterni. E’ il contrario dell’idea di bellezza come perfezione delle forme, misura e razionalità; e tuttavia si distanzia assolutamente dall’eccentricità; soprattutto non corrisponde né a trucchi né a finzioni; ma neppure ai luoghi comuni o alla semplice, esattissima riproduzione! Copia di un antico vaso restaurato con la cera L’autentica bellezza porta invece i segni scalfiti della vita vissuta; del dolore affrontato fino in fondo; della fatica assunta senza mai dire «basta»; della gioia del dono di sé senza riserve! Corrisponde al volto dell’uomo reale, quello di tutti i giorni, dell’uomo della strada, del papà che lavora, della madre che non si tira mai indietro; è il volto dei nostri malati, ma anche dei giovani che si affacciano alla vita, così come di coloro che soffrono innocenti o di ogni povero che viene sopraffatto. È il nostro volto vero, autentico, quello quotidiano, della vita così com’è, senza espedienti né apparenza. Ecco perché è bello per davvero e non per finta; non per un attimo soltanto, ma per la durata dell’intera esistenza della quale questo volto porta i solchi e le ferite, dice le battaglie e le sconfitte, il sudore quotidiano e la vittoria finale di chi, rimanendo al proprio posto, è veramente grande! All’équipe di redazione che ha creduto a questa proposta, va la stima e la riconoscenza per aver intrapreso questa via senz’altro inusuale in un contesto come quello contemporaneo. 5