Bet El Za 1 - Bet-el-za Originale | Page 48

Mi colpisce che l ’ America sappia ricordare i propri eventi storici , a prescindere dal giudizio che uno ne può avere , perché quel momento fa parte della sua storia . Vorrei che avvenisse anche questo in Italia , a nessuno viene in mente di scrivere sui gradini della Cattolica , “ qui Mario Capanna il 17 novembre 1967 diede inizio all ’ occupazione dell ’ Università …”.
D . Quindi ancora oggi il ‘ 68 , se raccontato ai nostri ragazzi , anche dopo cinquant ’ anni , può suscitare fascino e interesse …
R . Quella stagione è stata incredibilmente attrattiva . Io ricordo anche la grande inquietudine del 68 , e l ’ idea di cambiare la propria vita . Ne ho discusso tante volte con il mio amico Giorgio Gaber , cantante di successo che andava a Sanremo , che si era comprato la Maserati , che va – me lo ricordava sempre - , a prendere Ombretta Colli che studiava alla Statale , posteggia il suo macchinone davanti all ’ Università , e si rende conto che gli studenti disprezzano quella roba , e lui si interroga , ma perché , per me è un punto di arrivo , sono famoso , sono popolare …. Ecco lì Gaber capisce il fascino dell ’ idea di cambiare .
Vogliamo cambiare , vogliamo un mondo nuovo , vogliamo cambiare i rapporti , cambiare la vita , cambiare le ingiustizie della società , idee ingenue finché vuoi , velleitarie finché vuoi , aperte anche a storture ideologiche che verranno subito dopo , e Gaber stesso ne è stato il più grande lettore . Se vai a rivedere gli spettacoli di Gaber dal “ Signor G ” a “ Polli di Allevamento ”, scopri il tragitto dalla luce alla notte della generazione del ‘ 68 , trovi tutto inquegli spettacoli , vita personale , ideologia , mercato , uomo-donna , c ’ è tutto in quei dieci anni di spettacoli .
48
D . Colpisce , nel messaggio del Papa al Meeting , il passaggio sul tema del ’ 68 : “ Cosa ci è rimasto di quel desiderio di cambiare tutto , … oggi in realtà al posto dei ponti costruiamo muri ”. E si chiedeva , lasciando aperta la domanda , “ Noi cristiani cosa abbiamo imparato , di che cosa possiamo fare tesoro ?”
R . Io credo che il fascino di quegli anni lì stia nella radicalità . A me fa venire in mente San Francesco . Cioè la rinuncia a tutto . I ragazzi del ‘ 68 dicevano , vogliamo rinunciare al potere , alla carriera , al modo borghese di vivere . In fondo noi cristiani abbiamo Francesco : la prima “ rivolta antiborghese ” la vediamo negli affreschi di Giotto , dove c ’ è il racconto di Francesco che si denuda davanti al padre , appunto al padre borghese , ricco mercante , rinuncia a tutto , e viene accolto dal Vescovo . E noi vediamo questa scena in tanti affreschi duecenteschi e trecenteschi .
Mica tutti sono diventati francescani in quell ’ Italia del ‘ 200 e del ‘ 300 , mica tutti hanno rinunciato e si sono denudati per darsi alla povertà , però tutti vivevano l ’ attrattiva della radicalità . C ’ è una parentela profonda con quel desiderio di cambiare tutto del ‘ 68 , di rinunciare alla condizione agiata in cui i padri ti hanno messo , per una vita povera , ma piena di significato . Ecco secondo me per noi cristiani questo è il punto da trattenere da quegli anni .
Solo che c ’ è un passaggio in più da fare , perché Francesco dice : io rinuncio a tutto per Cristo , perché ho davanti il Cristo povero , il Cristo in croce . Io sento l ’ attrattiva di un gesto radicale , di una