Oggi il mito del ‘68 racconta che prima
c’era il buio della vecchia società,
retriva e autoritaria e dopo l’inizio di una
liberazione.
Liberazione dall’autorità, dai vincoli e
convenzioni
sociali,
dalle
regole,
dall’etica sessuale del tempo….
Ma è stato davvero così?
Sono passati 50 anni dal ‘68.
Sembra un’affermazione banale ma si
tratta di un periodo lunghissimo, nel
secolo
più
veloce
della
storia
dell’uomo.
Chi scrive ha fatto la maturità al Liceo
Classico 10 anni dopo, cioè nel ’78.
Gli ultimi argomenti di Storia da portare
alla Maturità erano gli avvenimenti del
1948 (le prime elezioni in Italia, De
Gasperi e Togliatti, Bartali e Coppi, ecc.
ecc.) Ma a noi studenti sembravano
eventi già vecchi, che certamente
avevano
rappresentato
una
discontinuità nella storia italiana e ne
avevano indirizzato il corso sociale
economico e politico, ma che erano
già stati già consegnati alla storia. Ed
erano passati solo 30 anni.
Oggi dopo cinquant’anni, che cosa ha
lasciato il ‘68 e che cosa è stato?
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Il ‘68 non è stato solo l’anno
dell’affermazione dei diritti e delle
libertà nel mondo occidentale: non
bisogna dimenticare che cosa è
avvenuto in quell’anno al di là della ex
cortina di ferro imposta dall’Unione
Sovietica,
come
il
tentativo
di
democratizzazione
della
Cecoslovacchia, in un periodo che
oggi ricordiamo come la primavera di
Praga. Un anno pazzesco il ‘68, crudele
e violento: basti ricordare negli Stati
Uniti, le uccisioni di Martin Luther King e
di Robert Kennedy.
Un anno di svolta, quindi. Ma in quale
direzione?
Che cosa aveva animato quella
ribellione generalizzata? Molti tabù
sociali sono caduti, ma che tipo di
rivoluzione è stata? Se da un lato si è
affermata nella sensibilità comune
l’attenzione verso il riconoscimento dei
diritti civili, temi come la libertà e il
desiderio di felicità sono stati veramente
affrontati a fondo? Che rapporto c’è
stato con il marxismo e i movimenti
comunisti?