Brigit, figlia del Grande Dio Dagda e controparte celtica di Athena-Minerva, è la conserva-
trice della tradizione, perché per gli antichi Celti la poesia era un’arte sacra che trascendeva
la semplice composizione di versi e diventava magia, rito, personificazione della memoria an-
cestrale delle popolazioni.
La capacità di lavorare i metalli era ritenuta anche essa una professione magica e le figure
di fabbri semi-divini si stagliano nelle mitologie non solo europee ma anche extra-europee;
l’alchimia medievale fu l’ultima espressione tradizionale di questa concezione sacra della me-
tallurgia.
Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione e di questo sono testi-
monianza le numerose “sorgenti di Brigit”. Diffuse un po’ ovunque nelle Isole Britanniche,
alcune di esse hanno preservato fino ad oggi numerose tradizioni circa le loro qualità guari-
trici. Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono
strisce di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere guariti.
Sacri a Brigit erano la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio.
Lo specchio è strumento di divinazione e sim-
boleggia l’immagine dell’Altro Mondo cui han-
no accesso eroi e iniziati.
La ruota del filatoio è il centro ruotante del co-
smo, il volgere della Ruota dell’Anno e anche la
ruota che fila i fili delle nostre vite.
La coppa è il grembo della Dea da cui tutte le cose nascono.
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