Un’ultima ipotesi farebbe coincidere la chiusura del manicomio e la morte di tutti suoi ospiti con lo
scoppio di una grave epidemia virale non arginata dal personale, che dopo aver sepolto i corpi in una fos-
se comune nella zona boschiva antistante al manicomio, se la sarebbe data a gambe levate.
Qualunque sia la fine toccata in sorte al manicomio e a tutti i suoi abitanti, è un dato di fatto che oggi
i curiosi che si avventurano all’esplorazione di Aguscello – imprudentemente, giacché l’edificio è perico-
lante ed è un ritrovo per drogati e partecipanti di messe nere – affermano di sentire una sensazione di
angoscia opprimente fra quelle pareti e di udire gli scalpiccii dei piedini e i lamenti dei tanti bambini un
tempo presenti.
Aguscello è senza dubbio un luogo dal quale è facile lasciarsi suggestionare: i pavimenti crollati e le
scale in disuso non consentono di ispezionarlo per intero. In particolare l’ultimo piano, quello dove se-
condo la leggenda sarebbero stati rinchiusi i bambini e da dove Filippo Erni si sarebbe lanciato, è assolu-
tamente off limits e sarebbe letteralmente un suicidio provare a raggiungerlo.
In più, negli anni l’edificio è stato sede di messe nere e rituali di vario genere, le cui testimonianze sono
incise sulle decrepite pareti in segni e frasi che recitano i loro sinistri ammonimenti agli incauti visitato-
ri.
Caïnø
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