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mente gli affidarono anche quella di Dylan Dog. Poi, con Giancarlo siamo diventati amici e l’ unica cosa che mi disse di aver cambiato sono le vignette verticali: non gli piacevano e le ha rese tutte orizzontali. Quindi, per Il Nilo giallo, storia che abbiamo concordato di realizzare insieme e che ho scritto per lui, non ne ho inserita neppure una. Anche con Romanini è andato tutto liscio: mi chiamava abbastanza spesso per parlare di dettagli di sceneggiatura, per chiedermi pareri sull’ interpretazione di alcune parti. Mi piace lavorare con persone così, che hanno a cuore il risultato finale. C. B.- Come e quando hai conosciuto Alfredo Castelli? Hai qualche aneddoto da raccontarci in proposito? S. B.- Lo conobbi nei primi anni Duemila. Mi presentai una prima volta in redazione con un soggetto a tema“ blues”( sono un appassionato di musica nera) che piacque ad Alfredo; per mia sfortuna stava per uscire di lì a poco una storia di Dampyr incentrata sullo stesso argomento. Non potevo saperlo; Alfredo non comprò il soggetto, ma mi invitò a proporgli altre cose. Io accantonai, dato che in quel periodo avevo appena cominciato a scrivere per Topolino e non volevo dare l’ impressione di essere focalizzato su troppe cose e quindi su nessuna in particolare. Fu un errore di gioventù che oggi non ripeterei. Proprio in questi giorni, però, sto pensando di riprendere quella vecchia idea della storia sul blues … C. B.- Qual è stato il tuo rapporto con Alfredo Castelli nella proposizione dei soggetti? Ci sono state delle modifiche che il BVZA ti ha richiesto per i singoli soggetti o per le sceneggiature? S. B.- Protocollo Leviathan è stata una delle due storie con cui mi sono proposto ad Alfredo: la approvò così com’ era. Stessa cosa per Il Nilo giallo. Per Quetzalcoatl, invece, fu una sua idea quella di inserire la storia nel ciclo della“ Gilda dei cacciatori” ideato da Stefano Vietti. Il mio spunto iniziale riguardava solo la storia di Cortés che, ispirato dal mito della divinità Quetzalcoatl, porta alcuni draghi veri per assoggettare gli Aztechi. Ora sto lavorando a una nuova sceneggiatura che parte dal secondo soggetto con cui mi presentai in redazione: lo spunto alla base è sempre piaciuto ad Alfredo, ma a quella storia è sempre mancato qualcosa che adesso, dopo otto anni, ho finalmente trovato! Per le sceneggiature, invece, non ci sono state modifiche rilevanti. C. B.- Ho trovato la copertina de Il Nilo giallo molto bella, con Martin che quasi scavalca il cerchio che racchiude lui e Java e la stessa Agatha Christie e che chiaramente, per la sua forma, omaggia i gialli Mondadori ma anche alcuni volumi Glamour dedicati a MM. Come è nata l ' idea di questa cover e di chi è stata la scelta dei colori e dei personaggi da raffigurare? S. B.- Sono contento che ti sia piaciuta. Dopo Natale 2015 Giancarlo mi telefonò chiedendomi se avessi qualche idea per la copertina della storia dato che gliel’ avevano commissionata. Questo mi fece capire che la storia sarebbe uscita a breve! Ci pensai un po’ e poi lo richiamai suggerendogli l’ idea del“ Giallo Mondadori”. Circa i personaggi, io suggerii solo di mettere Agatha Christie; l’ idea di inserire Java e non Diana è di Giancarlo, così come la scelta di raffigurare l’ arma a raggi. I colori dei personaggi del passato in seppia direi che sono sempre di Giancarlo, mentre lo sfondo blu anziché giallo come il Giallo Mondadori credo sia una scelta della redazione per evitare conflitti di marchio. C. B.- Sergio, molti dei fan di MM apprezzano le tue storie per la tecnica con la quale confezioni le trame, che sembra richiamare lo stile più classico del BVZM, con una costruzione alternata degli eventi che si avvale di flashback tra passato e presente. Il tuo è un richiamo voluto a una certa“ tradizione” nel narrare che ha caratterizzato alcune delle più belle storie scritte da Castelli, oppure si tratta di un tuo modo di sceneggiare“ a prescindere”? E sotto tale profilo, qual è