AMys - Bollettino Informativo n.34 - Marzo 2017 | Page 5

Lunga chiacchierata con il vincitore del Premio Atlantide
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Fresco vincitore del Premio Atlantide come miglior storia di Martin Mystère del 2016, Il Nilo giallo in coppia con Giancarlo Alessandrini, Sergio Badino ha scambiato due chiacchiere con il nostro Claudio Bovino. C. B.- Ciao Sergio. Innanzitutto complimenti per il Premio appena conquistato e grazie per la disponibilità a rispondere a qualche domanda per i lettori del Bollettino. Parto da lontano, chiedendoti quali sono i tuoi riferimenti in campo narrativo e cinematografico per il tuo lavoro di sceneggiatore? S. B.- Intanto ciao a tutti e grazie a Claudio per quest’ intervista e a tutta la“ benemerita” AMys per il Premio Atlantide che ho avuto l’ onore di vedermi assegnato. Rispondo subito alla tua domanda dicendoti che l’ elenco potrebbe essere infinito, quindi ne cito tre per la narrativa – Arthur Conan Doyle, Raymond Carver e Stephen King – e tre per il cinema – Billy Wilder, Alfred Hitchcock e Steven Spielberg. C. B.- Dagli esordi nel 2001 come sceneggiatore per Topolino alla collaborazione con la Sergio Bonelli per Martin Mystère e Dylan Dog sino al romanzo giallo, Uccidete il pipistrello, la carriera di Sergio Badino si arricchisce di nuovi importanti tasselli, continuando ad ampliare il campo di azione come autore. Qual è il prossimo, nuovo, passo che ti prefiggi di compiere in tal senso? S. B.- Rafforzare ciò che hai citato – fumetto e narrativa – e proseguire in queste direzioni è tra le mie priorità. Poi se capita altro, ben venga. Ogni tanto, per esempio, scrivo serie animate per la televisione per diverse produzioni. Sono per natura alla ricerca di nuovi sbocchi, ma non in modo spasmodico. Martin Mystère è un personaggio che amo e pensare a nuove storie per lui è un’ attività che mi appassiona, che vorrei far crescere e che spero vada ancora avanti a lungo. C. B.- Sono ormai ben tre gli episodi di Martin Mystère( edizione bimestrale) che portano la tua firma come sceneggiatore: Protocollo Leviathan n. 328( agosto 2013); Quetzalcoatl n. 343( febbraio 2016); Il Nilo giallo n. 345( giugno 2016). Qual è il filo rosso che attraversa, come temi e come approccio, queste tue tre sceneggiature? E cosa invece hai cambiato, nell ' eventualità? S. B.- Non so se ci sia un filo tematico che le collega … non ci ho mai pensato. Ne Il Nilo giallo c’ è un riferimento a Protocollo Leviathan quando Martin cita“ la puntata su kraken e mostri marini” che Aaron gli ha permesso di realizzare. Ora che mi ci fai riflettere, però, noto che in tutte e tre Martin deve calarsi da qualche parte – negli abissi in Protocollo Leviathan e nel sottosuolo in Quetzalcoatl e in Il Nilo giallo – per far emergere la verità. Mi dirai che in una serie come questa è abbastanza normale. È vero, però anche nella storia che sto scrivendo c’ è una parte – ed è una parte fondamentale per la trama – ambientata nel sottosuolo, da cui Martin riemerge con una maggiore consapevolezza di sé. È una storia, quest’ ultima a cui sto lavorando, in cui Martin è protagonista anche a livello personale, non è solo l’ uomo che risolve il caso. Quindi, forse, anche nelle tre precedenti si può leggere questo tema: gli abissi o il sottosuolo come metafora della ricerca di sé e delle profondità inesplorate che ciascuno di noi si porta dentro. C. B.- Qual è stato il tuo rapporto con i disegnatori che hanno realizzato gli albi, Giancarlo Alessandrini e Giovanni Romanini? S. B.- Sempre molto buono. Per Protocollo Leviathan ho conosciuto Alessandrini a cose fatte o quasi. Gli chiesi l’ amicizia su facebook e lui mi rispose“ Sto disegnando la tua storia!”. Mi pare che più o meno contemporanea-